Una nuova campagna di American Eagle con protagonista l’attrice Sydney Sweeney ha scatenato un acceso dibattito negli Stati Uniti per un gioco di parole fra “genes” (geni) e “jeans”. Nel breve spot, la star di Spokane, Washington, dice con voce sussurrata in stile ASMR: “Genes are passed down from parents to offspring, often determining traits like hair color, personality, and even eye color. My jeans are blue”.
Il messaggio ha scatenato accuse di eugenetica e razzismo sui social network. Molti commentatori progressisti hanno bollato la pubblicità come “razzista” e vicina alle teorie naziste, mentre l’ala conservatrice vi ha visto l’ennesima dimostrazione di una presunta dittatura del politicamente corretto.
A prendere subito posizione è stato il senatore repubblicano JD Vance, intervenuto nel podcast Ruthless: “Il mio consiglio politico ai Democratici è di continuare a dare del nazista a chiunque pensi che Sydney Sweeney sia attraente. D’altronde questa sembra essere la loro vera strategia per vincere le elezioni di mid-term”. Sempre sul fronte repubblicano, il portavoce della Casa Bianca Steven Cheung ha scritto su X: “Questo pensiero progressista distorto, idiota e ottuso è una delle ragioni principali per cui gli americani hanno votato in quel modo nel 2024. Sono stanchi di queste stronzate”.
Il dibattito ha poi raggiunto i vertici del partito: Donald Trump Jr. ha pubblicato su Instagram un’immagine generata dall’intelligenza artificiale che raffigura il padre nella stessa posa di Sweeney, aggiungendo la didascalia “Donald is so hot right now!!!”. Donald Trump senior ha confermato il suo sostegno con un commento: “Se Sydney Sweeney è registrata come repubblicana, penso che il suo annuncio sia fantastico”. Il Presidente ha rilanciato su Truth: “Sydney Sweeney, una repubblicana registrata, ha la pubblicità ‘PIÙ HOT’ in circolazione. È per American Eagle, e i loro jeans ‘stanno andando a ruba’. Vai a prenderli, Sydney!” Poi ha concluso: “La tendenza è decisamente cambiata: essere WOKE è da perdenti, essere repubblicani è ciò che si vuole essere. Grazie per l’attenzione!”.
I numeri sembrano dargli ragione: le vendite di American Eagle sono risalite bruscamente proprio a seguito dello spot, invertendo il trend negativo di un marchio gravato dai debiti. Il risultato contrasta nettamente con quanto accaduto alla Bud Light nel 2023, quando la sponsorizzazione con l’influencer transgender Dylan Mulvaney sfociò in un boicottaggio conservatore e in un crollo delle vendite.
Fino a ieri poco nota come schierata politicamente, Sydney Sweeney risulta registrata nelle liste repubblicane della Florida, dove vive. Nelle settimane scorse era finita nel mirino per alcune foto di famiglia che mostravano simboli legati a “Blue Lives Matter” e a slogan come “Make Sixty Great Again”, apparsi durante il compleanno di sua madre. In quell’occasione la stessa attrice aveva chiarito via Twitter: “Ragazzi, questa è una follia. Un’innocente celebrazione per il 60° compleanno di mia madre si è trasformata in un’assurda dichiarazione politica, che non era nelle mie intenzioni. Per favore, smettetela di fare supposizioni. Con affetto a tutti e buon compleanno, mamma!”.
Questo nuovo caso riecheggia episodi del passato in cui un semplice paio di pantaloni ha innescato grandi polemiche. Negli anni Settanta in Italia Oliviero Toscani pubblicizzò i jeans Jesus con lo slogan “chi mi ama mi segua”, suscitando l’attenzione di Pier Paolo Pasolini. Negli anni Ottanta toccò a Brooke Shields nello spot Calvin Klein con la frase “The secret of life lies hidden in the genetic code” e il celebre “Volete sapere cosa c’è tra me e i miei ‘Calvin’? Nulla”. Anche stavolta, a cambiare sono solo contesto e protagonisti: la controversia sui jeans non sembra destinata a spegnersi in fretta.