Oltre al riarmo, l’Europa esplora l’uso delle paludi per difendersi dalla Russia

La proposta di utilizzare paludi e aree umide come barriera naturale lungo il fianco orientale della Nato torna al centro del dibattito strategico europeo. L’idea, elaborata da team di esperti di Germania, Ucraina, Polonia, Stati baltici e Romania, consiste nel ripristinare o creare nuove zone umide lungo i mille chilometri di confine con la Russia. […]

La proposta di utilizzare paludi e aree umide come barriera naturale lungo il fianco orientale della Nato torna al centro del dibattito strategico europeo. L’idea, elaborata da team di esperti di Germania, Ucraina, Polonia, Stati baltici e Romania, consiste nel ripristinare o creare nuove zone umide lungo i mille chilometri di confine con la Russia. Lo scopo è duplice: frenare possibili avanzate di carri armati e, al contempo, contribuire agli obiettivi di neutralità climatica e tutela della biodiversità dell’Ue.

Fin dall’antichità, montagne, fiumi e paludi hanno inciso sulle sorti dei conflitti. Nella pianura ucraina, l’assenza di ostacoli naturali ha permesso ai reparti russi di penetrare con facilità, come avvenuto nel febbraio 2022. Ma a sorpresa la resistenza ucraina ha saputo trasformare un’area umida in un’arma difensiva. Attraverso la riapertura delle paratoie della diga sul fiume Irpin, infatti, è stata allagata la valle individuata per l’assalto a Kiev, bloccando i carri armati nemici. Questa operazione, sottolinea l’Università di Yale, «ha contribuito più dell’armamento occidentale al fallimento della guerra lampo».

«L’inondazione della valle dell’Irpin è diventata un simbolo di come la natura possa essere usata per difendersi da un invasore», ha commentato Oleksii Vasyliuk, zoologo dell’Accademia Ucraina delle Scienze e direttore dell’Ukrainian Nature Conservation Group. Partendo da questa lezione, la Polonia e persino la Bundeswehr hanno inserito nei rispettivi piani nazionali misure di «riumidificazione» di torbiere e paludi, integrandole nell’agenda Ue per la neutralità climatica entro il 2045.

Gli studi a sostegno del progetto citano una pubblicazione bielorussa del 2016, che dimostra come una torbiera umida possa sopportare il 75% in meno di carico rispetto alla stessa area prosciugata. Per mitigare l’impatto sui terreni agricoli, si prevede di erogare compensazioni economiche agli agricoltori. Il finanziamento del piano europeo, informano i proponenti, sarebbe garantito da un fondo Ue da 500 milioni di euro, classificato tra gli investimenti per il clima e la riduzione delle emissioni, anziché tra le spese militari.

Obiettivo a lungo termine è realizzare, entro gli Anni Trenta del secolo, una «cortina umida» di paludi, torbiere e foreste che si snodi per migliaia di chilometri lungo il confine orientale. Oltre a rallentare eventuali offensive, il progetto mira a riconvertire vaste aree dismesse in hot-spot di biodiversità, trasformando una misura di difesa in un’opportunità ambientale.