Nell’imminenza del voto di fiducia previsto per l’8 settembre, il primo ministro francese François Bayrou ha accusato l’Italia di perseguire “una politica di dumping fiscale”. In un’intervista rilasciata a quattro emittenti televisive d’oltralpe, Bayrou ha sostenuto che misure riservate “ai più ricchi” potrebbero favorire il trasferimento della residenza fiscale all’estero, in un contesto in cui “ormai c’è una specie di nomadismo fiscale e ognuno si trasferisce dove è più conveniente”.
Palazzo Chigi ha replicato definendo “totalmente infondate” le affermazioni del leader francese. In una nota del governo si sottolinea che “l’economia italiana è attrattiva e va meglio di altre grazie alla stabilità e alla credibilità della nostra Nazione”. Il comunicato precisa inoltre che “l’Italia non applica politiche di immotivato favore fiscale per attrarre aziende europee e, con questo governo, ha addirittura raddoppiato l’onere fiscale forfettario in vigore dal 2016 a carico delle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia”.
Anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervistato da Il Messaggero, ha definito “sbalordito” il suo giudizio sulle accuse di Bayrou, giudicandole il risultato “di un ragionamento totalmente sbagliato”. “Non voglio commentare la situazione politica ed economica in Francia — ha aggiunto — ma se l’Italia procede su un percorso economico positivo e mantiene una solidità politica rilevante, questo non è perché pratica dumping fiscale e non cospira contro altri paesi europei. Ci sono altri, veri paradisi fiscali in Europa, ci sono altre profonde anomalie nella Ue che andrebbero corrette, queste sono le anomalie da contestare”.
Anche la Lega ha bollato le parole del governo francese come “un grave e inaccettabile attacco all’Italia, ai suoi imprenditori e ai suoi lavoratori”. In una nota il partito ha invitato a non farsi distrarre dalle polemiche e a proseguire nell’attività di governo.
Il dumping fiscale indica la pratica di alcune giurisdizioni che applicano regimi tributari estremamente vantaggiosi, con aliquote molto basse o inesistenti, allo scopo di attrarre imprese e capitali stranieri. Questo meccanismo può ridurre sensibilmente il carico fiscale per le società coinvolte, generando una concorrenza sleale nei confronti di paesi con sistemi fiscali più elevati e favorendo il trasferimento di profitti verso i cosiddetti paradisi fiscali.