Donald Trump ha annunciato il rilascio di Elizabeth Tsurkov, ricercatrice e dottoranda alla Princeton University con doppia cittadinanza israeliana e russa, tenuta prigioniera a Baghdad per 903 giorni. La studiosa era stata rapita nel marzo 2023 nel quartiere Karrada da miliziani legati a Hezbollah e, secondo le fonti, avrebbe subito torture durante la detenzione. Al momento si trova in sicurezza presso l’ambasciata americana in Iraq.
Il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani ha attribuito il rilascio agli “sforzi prolungati dei servizi di sicurezza”. Secondo un rappresentante della milizia Kataeb Hezbollah citato da agenzie internazionali, la decisione sarebbe maturata per “evitare conflitti” e agevolare il ritiro graduale delle truppe statunitensi dal Paese: “È stata rilasciata, non liberata con un’operazione militare”, ha spiegato la fonte, precisando che l’impegno americano a ridurre la presenza sul territorio ha rappresentato la condizione principale.
Arrivata in Iraq a inizio 2023 per studi sul settarismo e la politica mediorientale, Tsurkov, 37 anni, parlava arabo e collaborava con istituti internazionali. Il 21 marzo, mentre si trovava in un caffè di Karrada, fu prelevata da uomini armati. Un video diffuso in novembre 2023 sui canali iracheni e Telegram ne attestava la prigionia in condizioni ritenute di vita forzata, scatenando appelli internazionali per il suo rilascio.
La sorella Emma Tsurkov e ong come Amnesty International e Human Rights Watch avevano sollecitato più volte l’intervento dei governi di Stati Uniti e Israele. Nel febbraio 2025 l’inviato speciale per gli ostaggi Adam Boehler aveva avvertito che la credibilità di al-Sudani dipendeva dal progredire delle trattative. Nei mesi successivi, secondo fonti diplomatiche, si sarebbero valutati anche scambi con prigionieri iraniani o libanesi.
Emma Tsurkov ha espresso gratitudine verso Trump, il governo statunitense e le autorità irachene: “Non vediamo l’ora di riabbracciarla dopo 903 giorni”, ha detto, ringraziando inoltre l’inviato Boehler e le organizzazioni internazionali. Le immagini del suo arrivo in ambasciata hanno segnato il sollievo di familiari, colleghi e della comunità accademica, che per oltre due anni non ha mai smesso di chiedere il suo ritorno.