Rui-katsu: la nuova tendenza terapeutica giapponese basata sul pianto

Rui-katsu, letteralmente “ricerca di lacrime”, è una pratica emotiva emersa in Giappone per favorire il rilascio di tensioni attraverso il pianto. Nato in un contesto culturale che considera lo sfogo sentimentale un tabù, questo approccio sta conquistando anche altri Paesi, Italia compresa. Pioniere della disciplina è il giardiniere e conduttore Hidefumi Yoshida, che dichiara di […]

Rui-katsu, letteralmente “ricerca di lacrime”, è una pratica emotiva emersa in Giappone per favorire il rilascio di tensioni attraverso il pianto. Nato in un contesto culturale che considera lo sfogo sentimentale un tabù, questo approccio sta conquistando anche altri Paesi, Italia compresa.

Pioniere della disciplina è il giardiniere e conduttore Hidefumi Yoshida, che dichiara di aver aiutato oltre 50.000 persone a piangere consapevolmente. Intervistato dalla Bbc, Yoshida spiega: “Piangere rivela chi siamo veramente. E io voglio che le persone riescano a vedere il proprio vero sé”. Secondo il maestro, non esistono soltanto lacrime di dolore, ma anche quelle generate da intense esperienze emotive, capaci di offrire una forma di rigenerazione interiore.

A supporto di chi desidera lasciarsi andare senza imbarazzi sociali è nato il servizio Ikemeso Danshi, ideato dall’imprenditore Hiroki Terai. Gli utenti possono prenotare un “compagno di pianto” che li accompagni in una sessione emotiva, allentando l’ansia del giudizio.

Anche alcune aziende nipponiche hanno introdotto il rui-katsu negli ambienti di lavoro, organizzando sessioni collettive di pianto guidato per alleggerire lo stress e rinforzare lo spirito di gruppo.

Al di fuori dell’ufficio si moltiplicano i “crying café”, locali nati per offrire uno spazio protetto in cui versare lacrime. Tra i più noti c’è il Bar Mori Ouchi di Tokyo, inaugurato nel 2020, dove all’ingresso si legge “for negative people only”. I clienti possono sostare quanto desiderano, a patto di ordinare almeno un drink tra un singhiozzo e l’altro.

Per un’esperienza ancor più immersiva, alcuni hotel di lusso propongono vere e proprie crying rooms. Al Mitsui Garden Yotsuya di Tokyo, con circa 60 euro a notte, gli ospiti trovano una selezione di film strappalacrime (da Forrest Gump a Violet Evergarden), fazzoletti premium, mascherine riscaldanti e cuscini avvolgenti.

Il fenomeno ha raggiunto anche l’Europa: a Madrid è aperta la Llorería, un locale pensato per abbattere lo stigma legato alla salute mentale, dove l’espresso può mescolarsi alle lacrime senza tabù. Come osservava Charles Darwin dopo aver studiato il disperarsi dei bambini, “più intenso è il pianto, maggiore è il sollievo”.