Operazione scramble Nato: F-35 italiani decollano per intercettare tre jet russi in Estonia

Il 19 settembre tre caccia russi MiG-31 hanno violato lo spazio aereo estone nei pressi di Vaindloo, rimanendo oltre i confini nazionali per circa dodici minuti. La loro azione, condotta senza transponder attivo né contatti radio, si è diretta verso Tallinn prima di essere intercettata da alcuni F-35A italiani schierati nell’ambito della missione “Baltic Air […]

Il 19 settembre tre caccia russi MiG-31 hanno violato lo spazio aereo estone nei pressi di Vaindloo, rimanendo oltre i confini nazionali per circa dodici minuti. La loro azione, condotta senza transponder attivo né contatti radio, si è diretta verso Tallinn prima di essere intercettata da alcuni F-35A italiani schierati nell’ambito della missione “Baltic Air Policing”. L’operazione, eseguita secondo il protocollo “scramble”, ha permesso di identificare e scortare i velivoli russi fuori dall’area nel giro di pochi minuti, evitando ulteriori escalation.

Il “scramble” rappresenta la risposta d’allerta della NATO a intrusioni sospette: caccia in Quick Reaction Alert (QRA) decollano in tempi rapidissimi per verificare e, se necessario, allontanare un aereo privo di piano di volo, con transponder spento o senza comunicazioni con i controllori. Le unità QRA sono mantenute in prontezza 24 ore su 24 in basi strategiche, pronte a intervenire con segnalazioni visive, flare o contatti radio.

La sorveglianza dello spazio aereo alleato si basa su una rete di radar terrestri, stazioni di monitoraggio e velivoli AWACS. I dati raccolti confluiscono nei Control and Reporting Centres (CRC) e nei Combined Air Operations Centres (CAOC), che autorizzano lo scramble in caso di anomalie.

Dal 2004, Estonia, Lettonia e Lituania beneficiano della missione “Baltic Air Policing” per integrare la loro difesa aerea, non supportata da forze da combattimento nazionali. Ogni quattro mesi un diverso Paese NATO assume la responsabilità del pattugliamento, e l’Italia figura tra i contributori più attivi con i propri F-35A Lightning II.

I MiG-31 “Foxhound” sono intercettori supersonici di origine sovietica, capaci di superare Mach 2,8 e dotati di radar a scansione elettronica Zaslon e missili a lungo raggio come l’ipersonico Kinzhal. Progettati per operare ad alta quota, eccellono nell’ingaggio di bersagli aerei e missilistici ma hanno limitata manovrabilità rispetto ai caccia di ultima generazione.

Gli F-35A italiani, invece, impiegano radar AESA, sistemi di sensori integrati e capacità stealth, oltre a un network che consente la condivisione in tempo reale di informazioni con altri asset NATO. Queste caratteristiche ne fanno piattaforme ideali per missioni di riconoscimento e intercettazione, garantendo una superiorità informativa cruciale durante lo scramble.

Le regole d’ingaggio (“ROE – Rules of Engagement”) seguono una sequenza graduata: identificazione, tentativi di contatto radio, decollo dei caccia, avvicinamento per segnalazioni visive e, se necessario, scorta fuori dall’area. L’uso della forza letale è previsto solo in caso di minaccia immediata o comportamento ostile e richiede l’autorizzazione delle autorità politico-militari. Al termine di ogni missione, i report vengono condivisi tra i comandi NATO per garantire trasparenza e costante coordinamento.

Gli episodi di sorvoli non autorizzati lungo i confini orientali dell’Alleanza sono in aumento. Il tempestivo intervento del 19 settembre conferma l’efficacia del dispositivo NATO di difesa aerea e la prontezza dei suoi asset nel presidio degli spazi sovrani.