Diverse teorie complottiste si sono diffuse immediatamente dopo l’omicidio di Charlie Kirk, nonostante l’arresto dell’assassino a meno di due giorni dal delitto. Tra le ipotesi circolate spiccano quelle che attribuiscono la responsabilità a entità molto differenti: dal governo di Israele ai sostenitori americani dello Stato ebraico, fino ai militanti transgender e ai gruppi di estrema destra.
Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, ha messo in dubbio la ricostruzione ufficiale, osservando: “Sembra tutta una sceneggiatura, dobbiamo andare fino in fondo”. Anche Elon Musk ha alimentato sospetti quando, commentando un post su possibili avvertimenti ricevuti da più persone transgender nei giorni precedenti, ha parlato di una “cellula terroristica” dietro all’attacco.
Il podcaster conservatore Booker Scott, invece, ha puntato il dito contro una presunta “esercito di transgender che non si fermerà davanti a nulla per ottenere ciò che vuole”. Scott sembra riferirsi a Trantifa, una costola del movimento di sinistra Antifa.
Un’altra narrazione, più incentrata su motivazioni geopolitiche, coinvolge Israele e i suoi influenti sostenitori statunitensi, tra cui il finanziere Bill Ackman. Secondo questa versione, dietro l’omicidio ci sarebbe stata una strategia per intimorire Kirk, ritenuto sempre più critico nei confronti di Tel Aviv a causa della guerra a Gaza.
Fino a oggi nessuna di queste ipotesi ha trovato conferme ufficiali, ma le voci continuano a proliferare sui social, alimentando un clima di sospetto sui reali mandanti del delitto.