Oltre 200mila ai funerali di Charlie Kirk in Arizona; Trump lo definisce “un gigante ucciso da un mostro” e la vedova perdona l’assassino

A Phoenix, nello State Farm Stadium, oltre 200mila persone si sono riunite per l’ultimo saluto a Charlie Kirk, attivista della destra americana ucciso a colpi di arma da fuoco mentre si trovava alla Utah Valley University. Tra i presenti, una folta delegazione dell’ex amministrazione Trump e il presidente in carica, Donald Trump, accolto da un’ovazione […]

A Phoenix, nello State Farm Stadium, oltre 200mila persone si sono riunite per l’ultimo saluto a Charlie Kirk, attivista della destra americana ucciso a colpi di arma da fuoco mentre si trovava alla Utah Valley University. Tra i presenti, una folta delegazione dell’ex amministrazione Trump e il presidente in carica, Donald Trump, accolto da un’ovazione con il grido “Usa! Usa! Usa!”.

Ad aprire la cerimonia è stata Erika Kirk, moglie del defunto. Visibilmente emozionata, ha raccontato: “Quando ho visto il suo corpo non c’era né paura né sofferenza, ma un sorriso sul suo viso”. Impegnandosi a portare avanti la sua opera, ha aggiunto: “Mio marito Charlie voleva salvare i giovani, come colui che gli ha tolto la vita. Perdono quel giovane. La risposta all’odio non è altro odio”.

Sul palco, il presidente Trump ha definito Kirk “un eroe americano e un martire della libertà. Ha cambiato la storia” e ha annunciato la concessione postuma della “medaglia d’onore civile, l’onorificenza più importante del nostro Paese”. Parlando per oltre quarantacinque minuti in toni da comizio, Trump ha ricordato come Kirk avesse avuto un ruolo chiave nella sua vittoria presidenziale e ne abbia esaltato il coraggio nel dibattere nelle università. Riferendosi al giovane attentatore, ha poi affermato che la sua arma “era puntata contro di lui, ma il proiettile era mirato a tutti noi” e ha sottolineato: “Charlie è stato ucciso per aver espresso le stesse idee in cui praticamente tutti in questa arena, e la maggioranza delle persone negli altri luoghi di questo Paese, credevano profondamente. L’assassino ha fallito nel suo intento, perché il messaggio di Charlie non è stato messo a tacere”.

Nel corso del suo intervento Trump ha anche attaccato la “sinistra radicale” – che, ha scherzato, “Charlie avrebbe chiamato solo sinistra, ma io non ci riesco” – e si è contrapposto al modo di fare del coniuge del giovane killer: “Charlie non odiava i suoi oppositori” e “voleva il meglio per loro. È su questo punto che non ero d’accordo con lui: io odio i miei avversari e non voglio il meglio per loro”. Concludendo, il presidente si è rivolto a Erika dicendo: “Mi dispiace Erika” e ha invitato la platea a continuare la battaglia politica nel nome dell’attivista con il suo slogan “fight, fight, fight”.

Alla cerimonia hanno preso la parola anche diversi esponenti dell’amministrazione Trump. Il ministro della Sanità Robert F. Kennedy Jr. ha paragonato Kirk a Gesù Cristo; il segretario di Stato Marco Rubio ha sottolineato il suo “grande impatto” parlando di un “assassinio politico”; il vicepresidente J.D. Vance ha descritto “l’amico Charlie” come un “martire della fede” e “Atene e Gerusalemme nella stessa persona”; il segretario alla Difesa Pete Hegseth lo ha definito “un eroe che combatteva non con le armi ma con il microfono”; mentre la direttrice della National Intelligence lo ha lodato come “un guerriero della verità e della libertà”. Stephen Miller, vice capo di gabinetto e consigliere di Trump, ha promesso: “Finiremo il suo lavoro e raggiungeremo la vittoria in suo nome. La luce batterà le tenebre: vinceremo”.

Donald Trump Jr. ha contribuito con un ricordo personale: “Per me era come un fratello. We are all Charlie. Non ci lasceremo intimidire. Il nostro messaggio di fede e famiglia non sarà messo a tacere”. La cerimonia si è chiusa con l’abbraccio di Trump ed Erika Kirk sotto l’ovazione del pubblico, mentre sul maxischermo riecheggiava ancora l’invito a non arrendersi.