Nel quadro di un ampio rimpasto negli apparati federali, il presidente Donald Trump ha scelto Lindsey Halligan come nuova procuratrice del distretto orientale della Virginia, sostituendo Erik Siebert. La decisione ha suscitato critiche sia per il profilo professionale della 35enne – ex avvocato personale del tycoon senza esperienza come pubblico ministero – sia per il suo passato da concorrente di concorsi di bellezza.
Halligan ha lavorato a lungo nel settore assicurativo e ha affiancato Trump durante la perquisizione del suo resort di Mar-a-Lago e nella causa intentata contro la Cnn. Il presidente l’ha definita “giusta, intelligente” e capace di “portare quella giustizia di cui tutti hanno disperatamente bisogno”. Lei stessa – seconda a Miss Colorado 2009 e terza nell’edizione successiva – ha spiegato che “lo sport e i concorsi di bellezza mi hanno insegnato a gestire lo stress: sul palco, o alla Casa Bianca”.
Il cambio al vertice del distretto orientale della Virginia segue il licenziamento di Erik Siebert, incaricato di indagare sulla procuratrice di New York Letitia James e sull’ex direttore dell’Fbi James Comey. Secondo indiscrezioni Siebert avrebbe presentato le dimissioni, ma Trump ha negato: “Non si è dimesso, l’ho licenziato”, ha scritto su Truth in maiuscolo. Il tycoon aveva inoltre chiesto alla ministra della Giustizia, Pam Bondi, di “perseguire i suoi nemici” senza ulteriori ritardi, citando tra gli altri il senatore Adam Schiff: “Sono colpevolissimi, ma finora nei loro confronti non è stato fatto nulla”.
La mossa di Trump ha riacceso il dibattito sull’indipendenza del Dipartimento di Giustizia. Letitia James aveva già ottenuto una sentenza favorevole contro una delle società del presidente, Schiff era al centro dell’inchiesta parlamentare sull’assalto al Congresso del 6 gennaio e Comey guidò l’indagine sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016. Il leader democratico in Senato, Chuck Schumer, ha commentato: “Siamo sulla strada della dittatura”. Osservatori esterni vedono nella sostituzione di Siebert e nella nomina di Halligan un’ulteriore “escalation” dell’“appetito per la vendetta” di un presidente che, forte di una recente sentenza della Corte Suprema sull’immunità, si sente meno vincolato alle consuete prassi.