La sera del 22 settembre l’aeroporto di Copenaghen ha interrotto bruscamente tutte le operazioni di decollo e atterraggio dopo l’avvistamento di due o tre droni di grandi dimensioni nei cieli sovrastanti. Le autorità danesi hanno segnalato le prime osservazioni intorno alle 20:26 locali, disponendo la chiusura totale dello scalo a partire dalle 20:30. Decine di voli sono stati dirottati verso altri aeroporti in Danimarca e nei Paesi limitrofi, mentre circa 20.000 passeggeri hanno subito ritardi e sono rimasti in attesa di nuove istruzioni.
La polizia, giunta sul posto immediatamente, ha confermato l’apertura di un’indagine. I droni – la cui natura resta indefinita – “potrebbero essere militari”, ha osservato l’ispettore Jens Jespersen, specificando che “il numero, le dimensioni, le rotte di volo, il tempo trascorso sopra l’aeroporto. Tutto questo insieme indica che si tratta di un attore capace. Quale attore capace, non lo so”. Al momento non è stata formulata alcuna attribuzione, né vi sono conferme su un coinvolgimento russo.
La prima ministra Mette Frederiksen ha definito l’episodio “l’attacco più grave mai visto contro un’infrastruttura critica danese”, aggiungendo che la vicenda fa luce su ciò che “noi, come società, dobbiamo essere pronti ad affrontare”. Nel corso della notte lo scalo è stato riaperto intorno all’una, con un comunicato sul profilo X dello stesso aeroporto che annunciava però “ritardi e cancellazioni”; i viaggiatori sono stati invitati a seguire gli aggiornamenti delle singole compagnie.
Anche in Norvegia l’aeroporto di Oslo ha subito analoghe interruzioni a causa di un drone, costringendo inizialmente a concentrare il traffico su una sola pista e poi a chiudere completamente lo scalo per oltre tre ore. I due episodi si inseriscono in un contesto di crescente allerta per incursioni nello spazio aereo e possibili azioni di sabotaggio in Europa settentrionale.
Sul piano internazionale, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha citato l’evento di Copenaghen nel suo scambio con Kristalina Georgieva, direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale. “Abbiamo scambiato – scrive – opinioni sulle ragioni. Se non ci sarà una risposta decisa da parte degli alleati, sia Stati che istituzioni, alle provocazioni, la Russia continuerà a perpetrare tali violazioni”.
Il caso danese segue di pochi giorni un attacco informatico ai sistemi di check-in e imbarco gestiti da Collins Aerospace, che il 20 settembre aveva causato ritardi e cancellazioni in aeroporti come Heathrow, Bruxelles e Berlino. Gli analisti di cyber-sicurezza avvertono che la sovrapposizione di minacce digitali e azioni fisiche configura un quadro di “guerre ibride” contro infrastrutture sensibili.