Dalle frecciatine su Italia e Merkel alla detenzione: il destino giudiziario di Sarkozy

Oltre dieci anni dopo l’episodio della risata beffarda insieme a Angela Merkel sulla crisi del debito italiano, Nicolas Sarkozy è finito sotto i riflettori non per la diplomazia, ma per la giustizia. La corte di appello di Parigi lo ha condannato a cinque anni di reclusione, pena in gran parte differita, per associazione a delinquere […]

Oltre dieci anni dopo l’episodio della risata beffarda insieme a Angela Merkel sulla crisi del debito italiano, Nicolas Sarkozy è finito sotto i riflettori non per la diplomazia, ma per la giustizia. La corte di appello di Parigi lo ha condannato a cinque anni di reclusione, pena in gran parte differita, per associazione a delinquere in relazione ai presunti finanziamenti libici del 2007. È la prima volta che un ex presidente francese riceve un ordine di carcerazione, anche se non eseguito immediatamente.

Il tribunale ha stabilito che Sarkozy fosse al corrente e addirittura partecipe di un sistema di contributi occulti dalla Libia di Muammar Gheddafi per sostenere la sua campagna presidenziale. Pur senza prove di un impiego diretto di quei fondi, si è ritenuto che l’ex capo dello Stato non potesse ignorare le attività di raccolta messe in atto dai suoi stretti collaboratori. Nel procedimento sono già stati condannati anche Claude Guéant, ex ministro dell’Interno, per corruzione passiva e falso, e Brice Hortefeux per associazione a delinquere.

Questo verdetto si aggiunge a un precedente giudiziario: nel 2021 Sarkozy era stato condannato a tre anni per corruzione e traffico di influenze, sentenza confermata nel 2024 dalla Corte di Cassazione, che gli aveva imposto l’uso di un braccialetto elettronico. Anche in quell’occasione la difesa aveva parlato di “accanimento giudiziario”, ma i tribunali hanno respinto ogni ricorso.

Il cumulo di procedimenti ha inciso pesantemente sulla carriera politica di Sarkozy. Dopo la sconfitta del 2012 contro François Hollande, il tentativo di riprendersi la leadership dell’UMP nel 2014 e la partecipazione alle primarie del 2016, concluse con un netto insuccesso, hanno definitivamente segnato la sua marginalizzazione all’interno del centrodestra francese.

La caduta di prestigio si è riflessa anche in ambito simbolico: allo scorso ex presidente è stata revocata la Legion d’Onore, la più alta onorificenza della Repubblica, e l’intera vicenda libica ha rimesso in discussione la sua eredità politica. Una figura un tempo considerata carismatica a livello europeo ora è percepita soprattutto per gli scandali giudiziari.

Accanto al fronte giudiziario, Sarkozy ha costruito un’immagine pubblica segnata da reazioni dirette e talvolta impulsive. Nel 2008, al Salone dell’Agricoltura, rivolgendosi a un cittadino che rifiutava di stringergli la mano, sbottò con un “Casse-toi, pauvre con!”. Nel 2011 sbagliò a contare i Paesi di Schengen annunciandoli in “16 o 17”, mentre erano 25; l’anno prima confuse l’Alsazia con la Germania in un discorso a Strasburgo. Nel 2012, parlando dei militari vittime degli attentati di Montauban e Tolosa, li descrisse come “musulmani, in ogni caso di apparenza… della diversità visibile”. Infine, al G20 di Cannes, credendo il microfono spento, definì Benjamin Netanyahu “un bugiardo” aggiungendo: “Non posso sopportarlo”. Questi episodi hanno contribuito a plasmare una figura controversa, lontana dalla compostezza diplomatica che si richiede a un presidente.