In Moldova, nel giorno delle elezioni parlamentari, il premier filo-europeo Dorin Recean ha denunciato una serie di tentativi di attacchi informatici contro le infrastrutture elettorali. «Ieri e oggi, le infrastrutture legate al processo elettorale sono state oggetto di diversi tentativi di attacchi informatici», ha spiegato Recean, precisando che gli hacker hanno preso di mira il portale ufficiale della Commissione elettorale centrale e numerosi seggi all’estero. Secondo il capo del governo, «tutti gli attacchi sono stati rilevati e neutralizzati in tempo reale, senza influenzare il processo elettorale».
Nonostante le misure di sicurezza, l’Agenzia nazionale per la cybersicurezza (Stisc) ha deciso di bloccare la piattaforma host.md a seguito di «un attacco massiccio, che ha reso non operativi circa 4mila siti». «Gli attacchi sono orchestrati in simultanea», ha aggiunto Recean, sottolineando la gravità del tentativo di destabilizzazione.
Alle urne si confrontano due principali schieramenti: il blocco filo-europeo guidato dall’attuale presidente Maia Sandu e l’alleanza filo-russa, il cosiddetto Blocco patriottico, capeggiato dall’ex presidente Igor Dodon. All’uscita dal seggio, Dodon ha proclamato: «Ho votato per un Paese in cui le persone siano rispettate, aiutate, si sentano libere e non abbiano paura. Ho votato per l’interesse nazionale in economia, per lo sviluppo dell’agricoltura, per buone relazioni con tutti, per la comprensione nella società e per evitare qualsiasi conflitto. Oggi il potere è nelle mani del popolo. Oggi il potere politico trema davanti al popolo. Invito i cittadini a sfruttare questa giornata, affinché domani la Moldavia possa tornare alla libertà, alla democrazia, alla normalità, senza paura e senza dittatura».
Dodon ha inoltre accusato la presidente europeista Maia Sandu di voler «annullare i risultati delle elezioni parlamentari», affermando che «la vittoria dell’opposizione è ormai evidente». «Non dobbiamo permettere che i nostri voti vengano cancellati», ha ammonito, annunciando per lunedì alle 12 una «protesta pacifica davanti al Parlamento».