Global Sumud Flotilla: governo, diplomazia e Chiesa in campo per l’arrivo a Gaza giovedì

La Global Sumud Flotilla, composta da 42 imbarcazioni cariche di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza, si trova a circa 300 miglia nautiche dall’obiettivo. L’obiettivo dichiarato è consegnare viveri e farmaci alla popolazione palestinese stremata e rompere un blocco navale imposto da Israele da anni. Nei prossimi due giorni si teme un possibile intervento […]

La Global Sumud Flotilla, composta da 42 imbarcazioni cariche di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza, si trova a circa 300 miglia nautiche dall’obiettivo. L’obiettivo dichiarato è consegnare viveri e farmaci alla popolazione palestinese stremata e rompere un blocco navale imposto da Israele da anni. Nei prossimi due giorni si teme un possibile intervento militare israeliano: le autorità italiane definiscono le 48 ore a venire “decisive” sul piano diplomatico e sulla sicurezza.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avviato contatti continui con il suo omologo israeliano e, tramite l’ambasciatore Luca Ferrari, ha trasmesso al presidente Isaac Herzog la “preoccupazione del governo italiano per la Flotilla”. Tajani ha chiesto garanzie affinché “non ci siano azioni violente in caso di intervento israeliano” e che venga tutelata la sicurezza degli italiani imbarcati. Anche il Quirinale e la Conferenza episcopale italiana, con Matteo Zuppi e il patriarcato Latino di Gerusalemme guidato dal cardinale Pizzaballa, sono attivi nelle mediazioni.

In un incontro domenicale con il ministro della Difesa Guido Crosetto, la portavoce della missione Maria Elena Delia ha ribadito l’intenzione di proseguire verso Gaza. Crosetto ha espresso preoccupazione per “i rischi sono elevatissimi” e per possibili conseguenze “drammatiche”. Il ministro ha aggiunto che, in caso di intervento, accetterebbe solo arresti “senza alcun altro tipo di conseguenza”, sottolineando il pericolo di incidenti con tante navi in mare.

“La missione è diretta a Gaza: è l’unico modo per aprire un canale umanitario permanente. Non è mai stato preso in considerazione di fermarci a Cipro o altri cambiamenti della rotta”, ha spiegato Tony Lapiccirella, uno degli italiani a bordo. “Per la legge internazionale non ci sono rischi. Qualsiasi pericolo è legato alla violenza israeliana a cui i governi permettono ancora di andare oltre la legge internazionale”.

Sulla nave Karma, il deputato Pd Arturo Corrato ha affermato: “Non vogliamo forzare blocchi ma portare aiuti, chi è nell’illegalità è Israele quando attacca in acque internazionali. Ma all’alt di Israele ci fermeremo. Credo che nessuna delle imbarcazioni voglia forzare il blocco, perché si tratta di una missione pacifica e non violenta: queste sono le regole di ingaggio fin dall’inizio. Il blocco è illegale chiedo al governo di attivarsi affinché il blocco venga rimosso”. A bordo è presente anche l’eurodeputata Pd Annalisa Corrado, che ha aggiunto: “Proseguiremo nonostante l’alert della Marina militare italiana e, fin quando saremo in acque internazionali, non ci saranno segnali di stop da parte di altre nazioni”.

La fregata Alpino è stata dispiegata per scortare le barche e assicurare assistenza. Le sue regole d’ingaggio escludono interventi armati e prevedono un ultimo “avviso” a cento miglia nautiche da Gaza, con l’offerta di scortare la Flotilla verso il porto più sicuro. Secondo il calendario attuale, questo messaggio potrebbe arrivare mercoledì.

Da parte israeliana, il presidente Herzog avrebbe assicurato all’ambasciatore Ferrari di non voler mettere in pericolo la vita degli attivisti, pur mantenendo l’ordine alle forze armate di impedire alla Flotilla di rompere il blocco navale “senza forza letale”.

Gli attivisti chiedono che il corridoio umanitario diventi permanente e che gli aiuti passino esclusivamente per vie ecclesiastiche, escludendo il programma governativo “Food for Gaza”. La missione, sottolineano, punta a dimostrare che le acque al largo di Gaza sono territoriali palestinesi e che ogni azione israeliana lì sarebbe illegittima, sperando di spingere la comunità internazionale a un intervento coordinato.