Blocco delle attività federali negli Stati Uniti, Trump prevede licenziamenti di massa

Il governo federale degli Stati Uniti è ufficialmente entrato in shutdown poco dopo la mezzanotte locale (le 6 in Italia), determinando la sospensione o il rallentamento di molti servizi pubblici. La crsi è scaturita quando il Senato ha respinto prima una proposta dei Democratici e poi un disegno di legge provvisorio presentato dai Repubblicani, già […]

Il governo federale degli Stati Uniti è ufficialmente entrato in shutdown poco dopo la mezzanotte locale (le 6 in Italia), determinando la sospensione o il rallentamento di molti servizi pubblici. La crsi è scaturita quando il Senato ha respinto prima una proposta dei Democratici e poi un disegno di legge provvisorio presentato dai Repubblicani, già approvato dalla Camera, che avrebbe finanziato le attività governative fino al 21 novembre.

Il presidente Donald Trump aveva avvertito che l’interruzione dei fondi per l’esecutivo avrebbe provocato nuovi licenziamenti di massa nella forza lavoro federale. Sulle sue parole si è innestata una causa promossa dai sindacati contro l’Office of Management and Budget, accusato di interpretare erroneamente la normativa sullo shutdown. In una nota rivolta alle agenzie l’ente invitava, secondo i ricorrenti, a “cogliere questa opportunità” per valutare possibili tagli al personale.

Dal Pentagono — recentemente rinominato Dipartimento della Guerra — il capo del dipartimento della Difesa, Pete Hegseth, ha dichiarato che l’amministrazione è pronta alla “guerra”, promettendo di sanare i “decenni di degrado” che avrebbero interessato le Forze armate americane e incolpando “politici stolti e sconsiderati” della situazione attuale.

Intanto la Casa Bianca ha rispedito al mittente le critiche di Papa Leone XIV, che aveva definito “disumana” la politica sull’immigrazione. L’amministrazione ha replicato di voler “applicare la legge nel modo più umano possibile”, difendendo le proprie scelte in tema di controlli e rimpatri.