Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati, ha espresso forte preoccupazione per la missione umanitaria nota come Flotilla e per le politiche adottate dall’Italia e dall’Unione Europea nei confronti di Israele. Intervenuta a Realpolitik, Albanese ha innanzitutto richiamato l’attenzione sulla gravità della situazione a Gaza: “Israele ha ammazzato 60mila persone con bombe e fuoco di cecchini, quindi le ore drammatiche si vivono a Gaza”, ha sottolineato, ridimensionando le critiche sulle difficoltà affrontate dalla Flotilla durante l’abbordaggio israeliano.
L’attivista Onu ha definito unica e fondamentale la missione che punta a interrompere l’assedio imposto dal 2007 sulla Striscia di Gaza, denunciando al contempo la mancanza di scorte da parte di Stati membri dell’Onu e dell’Ue. “Sono molto preoccupata perché questa è una missione importante” ha spiegato, auspicando garanzie per l’incolumità dei partecipanti. Pur confidando che Israele eviti violenze dirette sugli attivisti “perché ha gli occhi di tutto il mondo addosso”, Albanese ha ribadito la natura imprevedibile delle azioni dello Stato ebraico.
Riguardo all’attenzione mediatica, la relatrice ha osservato: “Se l’attenzione è sulla Flotilla, così come è su di me, significa che sia io sia la Flotilla abbiamo fallito”. Più stringente il giudizio sul governo italiano, accusato di aver “violato il diritto internazionale nei confronti del territorio palestinese occupato”. Secondo Albanese, l’Italia – assieme all’Ue – difende Israele tramite accordi commerciali e cooperazione nell’ambito della fornitura di armi e dei servizi di intelligence: “Questa è una cosa gravissima che comporta… responsabilità per il governo e probabilmente anche a livello di responsabilità personale”.
Albanese ha anche messo in luce contraddizioni nella gestione della scorta alla Flotilla, sostenendo che lo scopo fosse più “esercitare pressione sugli italiani membri” che garantire sicurezza agli attivisti. Infine, ha descritto un diffuso risentimento popolare nei confronti di Roma per il suo sostegno a un “governo genocida” e per l’uso dei porti italiani come via di transito per armamenti destinati a Israele. “Non è normale che la gente si debba fare carico dell’adempimento a norme internazionali”, ha concluso, definendo “inaccettabile” la supervisione governativa alla violazione del diritto internazionale.