La guerra in Ucraina è giunta al giorno 1.323, ma le prospettive di un’intesa internazionale appaiono sempre più lontane. Il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha infatti suggerito che «il forte slancio di Anchorage per un accordo si è in gran parte esaurito» a causa delle «azioni distruttive» dei Paesi europei. Il riferimento è al vertice di Ferragosto in Alaska, dove il clima di dialogo era sembrato promettente dopo lunghe telefonate tra i leader.
A Washington, intanto, prosegue il dibattito sull’eventuale consegna all’Ucraina dei missili da crociera Tomahawk, capaci di coprire oltre 2.500 chilometri e di colpire obiettivi in ampie aree della Russia, da Mosca a San Pietroburgo. Ryabkov ha avvertito che «l’uso ipotetico di tali sistemi d’arma è possibile solo con il coinvolgimento diretto di personale americano. Spero che coloro che spingono Washington a una tale decisione comprendano la profondità e la gravità delle conseguenze».
Sul fronte ucraino, il presidente Volodymyr Zelensky ha reso noto che «le truppe russe hanno ricevuto l’ordine di assaltare a tutti i costi le posizioni ucraine in direzione di Pokrovsk, nel Donetsk e nel Donbass. Questo ha comportato un aumento significativo delle loro perdite». Parallelamente, l’intelligence di Kiev sottolinea l’impatto delle sanzioni internazionali sul settore dell’aviazione russo: se le misure si manterranno, entro il 2030 le compagnie aeree russe rischiano di perdere centinaia di velivoli.