Disastri, prevenzione e assicurazioni: la copertura collettiva abbassa i costi individuali?

Un consorzio di enti di ricerca e università ha promosso un incontro dedicato alla prevenzione dei rischi naturali e antropici e al contenimento dei costi legati ai disastri. L’appuntamento, ospitato oggi presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, si inserisce nella Giornata internazionale per la riduzione del rischio di disastri e nella Settimana Nazionale […]

Un consorzio di enti di ricerca e università ha promosso un incontro dedicato alla prevenzione dei rischi naturali e antropici e al contenimento dei costi legati ai disastri. L’appuntamento, ospitato oggi presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, si inserisce nella Giornata internazionale per la riduzione del rischio di disastri e nella Settimana Nazionale della Protezione Civile. A fare da cornice al dibattito è stato il Consorzio HPC4DR – High-Performance Computing for Disaster Resilience, presentato dal presidente Lelio Iapadre, che ha ricordato il contributo del Prof. Edoardo Alesse alla sua fondazione.

A inaugurare la discussione sono stati gli interventi di Giovanna Vessia (Università “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara) e Sandra Parlati (INFN-LNGS), seguiti da una tavola rotonda coordinata dalla giornalista Angela Ciano. Tra i relatori, esperti di ricostruzione, protezione civile, università e istituzioni, figura Giovanni Legnini, Commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma di Ischia. Legnini ha sottolineato la carenza di investimenti in prevenzione: “Perché non si investe di più sulla prevenzione, ma si interviene solo quando è ormai necessario ricostruire? È un grande interrogativo, a cui è facilissimo rispondere in teoria, ma difficilissimo declinare in concreto”. Ha evidenziato poi l’assenza di una stima precisa dei costi di ricostruzione: se si fosse destinata anche solo metà delle risorse disponibili alla prevenzione sismica e idrogeologica, i costi odierni sarebbero significativamente inferiori.

Il concetto di “building back better” è stato illustrato da Raffaello Fico, dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del Cratere USRC: “Se, in fase di ricostruzione del patrimonio edilizio, si spendesse un 25% in più per l’adeguamento sismico, si eviterebbe ma di dover ricostruire tutto da zero ogni volta. Anticipare l’emergenza significa spendere meglio e costruire meglio”. Sul versante sociale e culturale, Salvatore Provenzano (Ufficio Speciale per la Ricostruzione dell’Aquila) ha evidenziato la necessità di educazione e comunicazione: “In Giappone, la cultura del rischio si insegna a sei anni: formare oggi significa avere cittadini e decisori più consapevoli domani”.

L’assicurazione come strumento di resilienza è stata al centro di un acceso scambio. Legnini ha contestato l’ipotesi di un obbligo indiscriminato: “generalizzare l’obbligo assicurativo sarebbe un errore se i privati fossero costretti a pagare premi proporzionati ai rischi dei luoghi in cui vivono. Servirebbe, invece, un approccio graduale e pragmatico: una co-fiscalizzazione che integri pubblico e privato”. Provenzano ha ricordato che prima del 2009 solo lo 0,2% degli immobili aquilani era assicurato e che oggi, a livello nazionale, la copertura rimane al 2,4%. Nel raffronto europeo, “l’Italia è al sesto posto per spesa causata dai disastri, ma solo il 5% è coperto da assicurazioni, contro il 20% della media europea”, ha aggiunto Fico, sottolineando l’urgenza di un contributo misto pubblico-privato.

Altri interventi hanno messo l’accento sull’efficacia della prevenzione: Luisa Giallonardo (Università dell’Aquila) ha citato il rapporto costi-benefici più favorevole rispetto al passato: “Investendo un dollaro in prevenzione si risparmiano 25 dollari in ricostruzione”. Alessandro Palma (GSSI Gran Sasso Science Institute) ha richiamato il rischio di comportamenti azzardati in presenza di coperture assicurative troppo generose, mentre Massimo Sargolini (Università di Camerino) ha insistito sulla necessità di pianificazione e monitoraggio: “Serve una vera prevenzione, che significa pianificare e verificare le ricadute reali sul territorio”. Giovanni Fabbrocino (Università del Molise) ha concluso sottolineando il valore culturale della memoria territoriale: “La prevenzione non è solo un atto tecnico ma un dovere culturale verso il patrimonio collettivo”.

In chiusura Lelio Iapadre ha definito l’incontro “il punto di partenza di un processo di valorizzazione sociale delle conoscenze”, ribadendo l’impegno delle istituzioni di ricerca nel promuovere soluzioni per ridurre rischi e costi dei disastri. All’evento hanno partecipato rappresentanti di CNR, INAF, INFN, INGV e delle università abruzzesi, marchigiane e molisane.