Il lavoro domestico in Italia coinvolge oggi 1,229 milioni di persone fra collaboratori regolari e non, con un impatto economico pari a circa 17 miliardi di euro, quasi l’1% del Pil nazionale. Nonostante oltre la metà degli operatori abbia più di cinquant’anni e lamenti segnali di affaticamento del comparto, emerge un discreto livello di soddisfazione verso il ruolo svolto, accompagnato però da una forte propensione al cambiamento: solo il 38,6% degli addetti intende restare nella stessa occupazione nei prossimi cinque anni, mentre il 61,4% dichiara di voler orientarsi altrove.
È quanto fotografa il 4° Paper del Rapporto 2025 Family (Net) Work, “Il lavoro domestico: tendenze, valutazioni e prospettive”, curato da Assindatcolf con il supporto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Il documento si basa su un’analisi dei dati Inps e su un’indagine condotta fra 421 collaboratori domestici.
Fra le badanti, categoria prevalente, il 75% presta servizio per una sola famiglia, con il 45,2% in convivenza e il 44% con turni superiori alle 40 ore settimanali. Qui il gradimento verso il lavoro tocca il 47,6%, mentre la soddisfazione per il contratto è del 33,8% in termini di “molto soddisfatti”. Su questi numeri pesa tuttavia il desiderio di cambiare condizione per il 58,9%, spinto soprattutto da retribuzioni ritenute insoddisfacenti (40,3%) e dalla scarsità di tempo libero (32,3%).
Le babysitter, che rappresentano circa il 20% dei collaboratori, lavorano per un unico datore di lavoro nel 61,3% dei casi, con impegni sotto le 30 ore settimanali per il 60,6%. Pur centrando un giudizio positivo sul lavoro nel 46,8% dei casi, solo il 19,4% è soddisfatto della propria posizione contrattuale. Gli stipendi e la mancanza di tutele sono le criticità maggiori, e il 63,9% prevede di cambiare occupazione.
Fra le colf, solo il 42,8% è legato a un unico nucleo familiare, il 27,5% si dichiara molto soddisfatto del lavoro e il 15,2% della propria situazione contrattuale; retribuzioni e fatica restano i nodi principali, con il 62,8% orientato a un cambio nei prossimi anni.
Sul versante contrattuale, nel 2024 le nuove attivazioni sono state 383.425 contro 382.611 cessazioni, per un saldo positivo di 814 unità dopo tre anni di calo. Le badanti continuano a dominare le nuove assunzioni con il 64,3% dei contratti, in crescita rispetto al 53,4% del 2015, mentre i contratti per colf e altri collaboratori risultano in contrazione di oltre il 20%. La durata media di un rapporto di lavoro domestico è di 741 giornate (449 per le badanti, 1.238 per le colf).
“Il quadro che emerge da questo Paper – dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – conferma la crescente mobilità e fragilità di un comparto che, pur tra molte difficoltà, rimane un pilastro dell’economia e del welfare familiare del nostro Paese e, proprio per questo, merita di essere valorizzato. Per superare le principali criticità – la mancanza di ricambio generazionale, la scarsa attrattività del settore, l’elevato tasso di irregolarità e la carenza di professionalità – è necessario renderlo più sostenibile anche dal punto di vista economico, senza che a sostenerne interamente il peso siano le famiglie datrici di lavoro. Un tema che auspichiamo trovi adeguata attenzione anche nell’ambito della prossima Legge di Bilancio.”