In Giappone le autorità sanitarie hanno segnalato un’anomala impennata di casi di influenza già a inizio ottobre, con 6.013 contagi confermati al 10 ottobre. L’organizzazione sanitaria nazionale considera l’evento un’epidemia, inusuale per questo periodo dell’anno dato che storicamente i picchi influenzali si registrano a fine novembre. Oltre un centinaio di scuole sono già state chiuse in diverse aree, e a settembre le ospedalizzazioni per influenza erano arrivate a 287, quasi la metà dei ricoverati era costituita da bambini di età pari o inferiore a 14 anni.
Gli esperti indicano come probabile responsabile il ceppo di influenza A H3N2, che ha mostrato una rapida diffusione nelle ultime settimane in Australia e Nuova Zelanda, dove la stagione invernale si è appena conclusa. “L’aumento delle persone trattate per l’influenza è iniziato cinque settimane prima del solito”, precisa Vinod Balasubramaniam, virologo molecolare presso la Monash University Malaysia di Subang Jaya.
Anche secondo Ian Barr, vicedirettore del Centro Collaborativo per la Ricerca e il Riferimento sull’Influenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Melbourne, si tratta di un’avanzata senza precedenti. “Il Giappone ha avuto un inizio anticipato della stagione influenzale negli ultimi anni, ma mai così presto”, spiega Barr. “Normalmente possono verificarsi casi a ottobre ma non numeri da epidemia”.
Tra le possibili cause vengono prese in esame l’incremento dei viaggi internazionali, il cambiamento climatico e una minore esposizione al virus da parte di fasce d’età particolarmente vulnerabili, come anziani e bambini. Allo stesso tempo, diversi Paesi dell’Asia-Pacifico stanno sperimentando fenomeni simili: “Circa 6.000 studenti in Malesia sono stati contagiati e alcune scuole hanno chiuso, secondo Reuters online. Anche Australia e Nuova Zelanda hanno registrato picchi precoci di casi di influenza, con diversi ceppi che hanno dominato i focolai”, continua Barr.