Marcello Vivarelli, segretario regionale della Fesica-Confsal Abruzzo, ha definito “semplicemente inaccettabile” la decisione del governo greco di introdurre turni di lavoro fino a tredici ore giornaliere. Secondo il sindacalista, la misura rappresenta “un segnale pericoloso per l’intero continente” e “riporta indietro i diritti dei lavoratori di un secolo e anche oltre”.
Vivarelli ricorda il pesante tributo sociale ed economico già pagato dalla Grecia a seguito delle politiche di austerity imposte dall’Unione Europea, e mette in guardia dall’effetto domino: “Oggi la Grecia torna a essere la cavia d’Europa, e questa volta il rischio riguarda tutti noi. Non possiamo restare a guardare”.
Nel contesto italiano, segnato da precarietà diffusa e disoccupazione elevata, il leader della Fesica-Confsal Abruzzo avverte che “pensare di normalizzare giornate di lavoro di tredici ore equivale a colpire direttamente la dignità delle persone. Un simile scenario va respinto con fermezza, senza esitazioni”. Vivarelli denuncia inoltre che, pur in assenza di nuove leggi, molti datori di lavoro già trattengono ore di straordinario non retribuite, soprattutto a danno dei precari.
Richiamando alla memoria le gravi forme di sfruttamento e caporalato emerse in Abruzzo, chiede “più controlli, più tutele e un cambio di mentalità che rimetta al centro la persona e non il profitto”. Infine l’appello all’unità del sindacato: “Tutti i sindacati, indipendentemente dalle sigle, hanno il dovere morale e politico di opporsi a qualunque tentativo di precarizzare ulteriormente la vita dei lavoratori. Se l’Europa vuole sopravvivere come comunità di valori, deve tornare a mettere le persone prima dei bilanci”.