Ricostruzione post-sisma, Paganica sollecita interventi prioritari sul centro storico

La ricostruzione privata nel centro storico di Paganica mostra finalmente un’accelerazione: oltre dieci gru sono già al lavoro sulle abitazioni più fragili colpite dal terremoto del 6 aprile 2009. Pur restando incerto il rispetto dei tempi stimati dalla USRA, che prevedevano il completamento degli interventi in due anni, il cantiere cittadino dà segnali di vivacità. […]

La ricostruzione privata nel centro storico di Paganica mostra finalmente un’accelerazione: oltre dieci gru sono già al lavoro sulle abitazioni più fragili colpite dal terremoto del 6 aprile 2009. Pur restando incerto il rispetto dei tempi stimati dalla USRA, che prevedevano il completamento degli interventi in due anni, il cantiere cittadino dà segnali di vivacità.

Tuttavia il metodo scelto per riedificare – “dove era e come era” – solleva perplessità sul futuro abitativo del borgo. Le nuove case, privi di garage e circondate da strade troppo strette, non offrono aree di sosta per le automobili né flessibilità alle esigenze moderne. Di conseguenza è concreto il rischio che molti proprietari decidano di non tornare, lasciando vuoto il centro storico. Un’opportunità persa anche per le antiche aie dei quattro Rioni, un tempo utili alla civiltà contadina per il parcheggio, ma negli ultimi decenni riempite di baracche.

Il tessuto sociale era già mutato con il boom degli anni Sessanta e Settanta: servizi e famiglie si erano gradualmente trasferiti altrove, rendendo il nucleo storico meno vivibile. Tra i cantieri più attesi resta quello della Chiesa di Santa Maria del Presepe, detta del Castello. Costruita nel 1605 sulle rovine del maniero che il 16 giugno 1424 fu “gettato a terra” dalle milizie aquilane di Antonuccio Camponeschi, quattordici giorni dopo le “Bone Novelle”, la chiesa sovrasta il borgo come una piccola Acropoli. I lavori sono già finanziati e la progettazione è in stato avanzato.

Nuove scoperte emergono dagli scavi nel vasto pomerio del Castello: antiche gallerie di contromina disposte a raggiera, catacombe che collegano il cuore del paese alla basilica di San Giustino e grotte profonde 6-8 metri, un tempo utilizzate come cantine, stalle e depositi, si intrecciano con tunnel realizzati per l’estrazione di materiali da costruzione. Queste testimonianze sotterranee confermano la fragilità storica e geologica di un centro attraversato dalla cosiddetta faglia di Paganica.