Il confronto a porte chiuse tra il presidente americano e il leader ucraino ha preso una piega inaspettata rispetto al primo scambio di accuse avvenuto a fine febbraio nella stessa residenza presidenziale. Secondo i resoconti dei media statunitensi, durante l’incontro sarebbero volate imprecazioni, mappe della linea del fronte lanciate in aria e un presidente degli Stati Uniti pronto a ripetere la linea di Mosca senza mediazioni.
In base a quanto riportato dal Financial Times, l’ex inquilino della Casa Bianca avrebbe intimato a Volodymyr Zelensky di “accettare le condizioni di Vladimir Putin”, avvertendolo che, altrimenti, la Russia “avrebbe distrutto” l’Ucraina. Una narrazione che trova riscontro nelle ambizioni russe di ottenere il “pieno controllo” del Donbass, come rivelato dal Washington Post in merito alle pretese di Mosca avanzate a Trump.
Zelensky, tuttavia, ha respinto qualsiasi ipotesi di cessione territoriale, pur dichiarandosi “pronto” a recarsi a Budapest per un negoziato: “Come si possono raggiungere accordi, se non ci parliamo?”, ha osservato in un’intervista all’emittente Nbc.
Tornato da Washington senza i rifornimenti promessi, tra cui i missili Tomahawk, il presidente ucraino ha insistito sulla necessità di mantenere alta la pressione militare: “Putin non può essere fermato con le parole: è necessaria la pressione”. A sostegno di Kiev, ha sollecitato nuovi passi decisivi da Stati Uniti, Unione europea, G20 e G7.
Sul terreno, gli attacchi russi non accennano a diminuire. Secondo Kiev, in una settimana le forze di Mosca hanno utilizzato oltre 3.270 droni d’attacco, 1.370 bombe aeree guidate e quasi 50 missili di vario tipo, colpendo centrali elettriche e impianti del gas e lasciando migliaia di famiglie senza luce e riscaldamento. “La guerra continua solo perché la Russia non vuole che finisca”, ha commentato Zelensky, denunciando il sabotaggio di ogni tentativo di tregua.
Intanto l’ex presidente Trump ha ripreso le distanze da un coinvolgimento bellico troppo esteso: “Non possiamo dare tutte le nostre armi all’Ucraina. Semplicemente non possiamo farlo”, ha dichiarato a Fox News, affermando di essere stato “molto buono con Zelensky e l’Ucraina”, ma di non poter “mettere in pericolo l’America”. Sull’ipotizzata cessione del Donbass, ha poi risposto sull’Air Force One: “No, non ne abbiamo discusso. Noi pensiamo che quello che dovrebbero fare è fermarsi lungo la linea di battaglia dove si trovano ora. Il resto è molto duro da negoziare. Ci sono così tante differenze. Quello che dico è che dovrebbero fermarsi ora lungo le linee del fronte, tornare a casa, smettere di uccidere”. Secondo il tycoon, la situazione nel Donbass “dovrebbe rimanere così com’è ora” in attesa di future trattative.
A Bruxelles, i ministri degli Esteri riuniti in Lussemburgo stanno elaborando una posizione comune di sostegno a Kiev in vista del vertice del 23 ottobre e dell’incontro di Budapest. Per l’atterraggio di Vladimir Putin, Mosca dovrà richiedere il via libera a Eurocontrol nelle ore precedenti. Parallelamente, l’Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, propone di inasprire i controlli sulla “flotta ombra” russa: un documento oggi al vaglio prevede di autorizzare ispezioni preventive, abbordaggi e sanzioni non solo contro le navi, ma anche contro le società di assicurazione e logistica che favoriscono il traffico di greggio aggirando le restrizioni.