Gioielli di Napoleone spariti dal Louvre: stima del loro valore sul mercato nero

Domenica mattina il Museo del Louvre è stato vittima di un furto di grande rilevanza: ignoti hanno forzato le misure di sicurezza e sottratto numerosi oggetti esposti, con un’operazione definita tra le più gravi contro un’istituzione culturale francese degli ultimi anni. Tra i beni trafugati potrebbero figurare gioielli risalenti all’epoca napoleonica, il cui valore unisce […]

Domenica mattina il Museo del Louvre è stato vittima di un furto di grande rilevanza: ignoti hanno forzato le misure di sicurezza e sottratto numerosi oggetti esposti, con un’operazione definita tra le più gravi contro un’istituzione culturale francese degli ultimi anni. Tra i beni trafugati potrebbero figurare gioielli risalenti all’epoca napoleonica, il cui valore unisce rilevanza economica e peso storico.

Le indagini, ancora in corso, si concentrano soprattutto sulla sezione dedicata ai “gioielli della Corona”. La collezione comprende ornamenti che, secondo gli esperti, avrebbero fatto parte del corredo personale di Napoleone Bonaparte e dei suoi familiari. Testimoni riferiscono di un’azione rapida e mirata: i ladri avrebbero frantumato teche di vetro blindato selezionando pezzi ben identificati, forse gemme antiche, spille imperiali e collane con pietre preziose incastonate in oro.

Nei primi resoconti mediatici è comparsa l’espressione “gioielli di Napoleone”, evocativa dei pezzi più noti del nucleo napoleonico, quale il diamante “Le Régent”, ospitato nel museo dal 1887. Tuttavia, nessuna conferma ufficiale assicura che proprio quell’esemplare sia stato trafugato. Le autorità ammettono che il colpo potrebbe aver riguardato oggetti meno celebri ma ugualmente pregiati sul mercato dell’arte.

Stabilire un valore preciso del bottino è per ora impossibile: l’assenza di un elenco pubblico degli oggetti rubati impedisce stime affidabili. Secondo gli storici, la corona napoleonica contava nel 1814 oltre 65.000 pietre preziose di vario tipo, molte disperse dopo la caduta dell’Impero, altre conservate in musei come il Louvre. Vale ricordare che un diamante senza provenienza documentata può valere centinaia di migliaia di euro, mentre un gioiello associato a Napoleone o a Giuseppina Bonaparte può superare le decine di milioni.

La principale preoccupazione riguarda il rischio che le gemme vengano smembrate per finire sul mercato nero dell’arte. In passato opere rubate sono state ridotte in componenti per cancellarne l’origine. Se ciò accadesse ai gioielli imperiali, anche fotografie dettagliate potrebbero non bastare a ricostruirne l’identità. Le forze di polizia francesi collaborano con Interpol e specializzati in reati contro il patrimonio culturale, ma ogni ora rende più complessa la tracciabilità.

Oltre al danno economico, il furto costituisce un colpo al patrimonio culturale globale: togliere opere a un museo significa privare la collettività di testimonianze uniche. Il Louvre, custode di capolavori universali, vede scalfita la propria immagine di sicurezza. L’episodio riaccende il dibattito sulla vulnerabilità delle istituzioni culturali, persino delle più prestigiose. Nei prossimi giorni sono attese dichiarazioni ufficiali dalla direzione del museo e dal Ministero della Cultura, solo allora sarà possibile valutare con precisione l’entità del danno e le prospettive di recupero.