Due corpi che Hamas definisce appartenenti ad altri due ostaggi sono stati consegnati alla Croce Rossa, che a sua volta li ha restituiti all’esercito israeliano. Il movimento palestinese ha però avvertito che la chiusura del valico di Rafah, sul confine tra Egitto e Gaza, provocherà «ritardi significativi nella consegna delle salme perché impedisce l’ingresso delle attrezzature specializzate necessarie per la ricerca dei dispersi sotto le macerie».
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sottolineato che «la guerra finirà dopo la fase 2 con il disarmo di Hamas» e ha smentito quanto annunciato dall’ambasciata palestinese al Cairo riguardo alla riapertura del valico di Rafah. «La sua apertura sarà valutata in base alle modalità con cui Hamas svolgerà il suo ruolo nel ritorno degli ostaggi deceduti», ha precisato.
Sul versante religioso, il cardinale Francesco Pizzaballa ha richiamato la necessità di fondare ogni negoziato su basi solide: «prima di parlare di pace» in Palestina «bisogna creare le condizioni della pace: la nostra generazione, noi, dobbiamo preparare le condizioni perché la prossima generazione possa parlare di pace in maniera credibile».
Sul fronte delle vittime civili, l’Unicef segnala che quest’anno in Cisgiordania sono stati uccisi 42 bambini palestinesi. Nella Striscia di Gaza, secondo Al Jazeera, undici membri di un’unica famiglia hanno perso la vita dopo che l’esercito israeliano ha colpito un veicolo a Zeitoun ritenuto oltrepassato la cosiddetta «linea gialla», confine delle aree sotto controllo militare. Sempre Al Jazeera riporta che, dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, le forze israeliane hanno causato 28 vittime.