Stati Uniti ok all’invio dei sistemi Patriot in Ucraina con consegna differita: significato e rilevanza

Da oltre tre anni e mezzo di conflitto l’Ucraina sollecita costantemente gli Stati Uniti per ottenere sistemi sia difensivi sia offensivi in grado di contrastare efficacemente la Russia, sia sul proprio territorio sia attaccando postazioni nemiche. Le ipotesi di forniture di missili d’attacco Tomahawk sono state però rapidamente scartate: Mosca le considererebbe a tutti gli […]

Da oltre tre anni e mezzo di conflitto l’Ucraina sollecita costantemente gli Stati Uniti per ottenere sistemi sia difensivi sia offensivi in grado di contrastare efficacemente la Russia, sia sul proprio territorio sia attaccando postazioni nemiche. Le ipotesi di forniture di missili d’attacco Tomahawk sono state però rapidamente scartate: Mosca le considererebbe a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra contro Washington e la Nato.

Al contrario, l’amministrazione Trump aveva già autorizzato la cessione di sistemi di difesa aerea Patriot, consegnati poi sotto la presidenza Biden. Ora è in via di definizione un nuovo contratto multimiliardario per 25 ulteriori batterie: si tratta però di un accordo su più anni, che deve ancora ricevere tutte le approvazioni formali da parte del Congresso e del Pentagono. Di conseguenza, non è prevista alcuna consegna immediata in una fase in cui l’Ucraina deve fronteggiare un’intensificazione dei raid russi su obiettivi energetici e infrastrutturali.

I dettagli di questa commessa sono coperti da riservatezza sia dall’amministrazione di Kiev sia dagli Stati Uniti, ma in documenti risalenti al 29 agosto la Defense Security Cooperation Agency ha descritto la vendita come una “possible Foreign Military sale to the Government of Ukraine of Patriot Air Defense System Sustainment”. Il pacchetto, del valore complessivo di quasi 180 miliardi di dollari, include ordini di Paesi europei e un successivo trasferimento di equipaggiamenti all’Ucraina.

Nel frattempo, ricerche del Kiel Institute segnalano una drastica riduzione degli aiuti militari statunitensi destinati a Kiev negli ultimi mesi. Questo calo coincide con l’escalation russa nel Donbass e con il test di due missili intercontinentali rus­si, cui l’Occidente ha replicato con nuove sanzioni e una chiusura diplomatica dopo il fugace incontro Trump-Putin in Alaska.

Il sistema Patriot, consegnato per la prima volta all’Ucraina nel 2023, resta considerato da Kiev essenziale per contrastare i raid missilistici russi. Secondo il presidente Volodymyr Zelensky, il nuovo contratto per 25 batterie sarà onorato “con quantità diverse ogni anno” (“with different quantities each year”), una tempistica legata alle code di produzione e agli impegni già presi nei confronti di altri Paesi, in particolare della Polonia e dei Stati baltici.

Finora, l’Ucraina ha ricevuto almeno sette batterie Patriot complete da Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi e Romania, oltre a una batteria di origine israeliana messa in servizio verso la fine dell’estate. La crescente domanda mondiale — il Patriot è l’unico sistema occidentale in grado di intercettare con costanza missili balistici russi — comporta tempi di attesa che si misurano in anni.

Diverso è il ruolo delle testate Tomahawk: concepite per attacchi offensivi, non possono essere vendute con la medesima facilità di armamenti qualificabili come difensivi (come gli F-16 o i lanciarazzi Himars già in dotazione a Kiev). Il timore di Washington è che la loro fornitura trascini direttamente la Nato in un conflitto aperto con Mosca. Dal punto di vista del Cremlino, poi, questi missili potrebbero montare anche testate nucleari da 5 a 200 chilotoni, facendo scattare le clausole più estreme della dottrina nucleare russa.