Con voto unanime il Consiglio regionale ha dato il via libera al progetto di legge proposto dalla Giunta Marsilio e redatto dall’assessorato alle Attività produttive, che ridefinisce le Cooperative di Comunità ampliandone la vocazione oltre il tradizionale ambito mutualistico per favorire lavoro e produzione.
“Ringrazio i consiglieri per l’approvazione della legge che ha l’obiettivo di ampliare le opportunità di sviluppo economico nelle áreas svantaggiate, pur mantenendo la natura mutualistica delle cooperative seppur dando loro un respiro imprenditoriale. Sviluppo sostenibile delle comunità locali, con un’attenzione particolare a quelle situate nelle aree montane, interne, e urbane a rischio impoverimento”, spiega l’assessore alle Attività produttive Tiziana Magnacca. “Occorre ripensare al futuro e all’intero territorio abruzzese e questa legge va nel segno della concreta attenzione delle istituzioni regionali verso le aree interne che hanno sopportato per troppo tempo la marginalizzazione rispetto alle zone costiere”.
Il nuovo quadro normativo introduce una definizione più ampia di “comunità”, collegandola esplicitamente alle attività produttive e al lavoro sul territorio. “La nuova legge – aggiunge l’assessore – consente il pieno riconoscimento del ruolo e della funzione della cooperazione di comunità a prezioso sostegno economico e sociale dei cittadini. Abbiamo predisposto le condizioni normative per creare servizi e beni in favore di chi sceglie di restare soprattutto nelle nostre aree interne e, al tempo stesso, ampliando le opportunità di lavoro per coloro che non vogliono spostarsi dalle comunità di appartenenza per trovare occasioni di lavoro e per meglio realizzare il proprio progetto di vita”.
Il testo stabilisce i requisiti per ottenere il riconoscimento di “Cooperativa di Comunità per il Lavoro e la Produzione” e istituisce un Registro regionale cui le società cooperative devono iscriversi per acquisire lo specifico titolo. Queste realtà imprenditoriali sono pensate come motore di crescita socio-economica per territori “difficili”, dalle aree montane interne alle zone urbane degradate, favorendo occupazione e servizi per i soci e per chi interagisce con le attività delle comunità.