L’Italia sta valutando una revisione delle norme relative alla cooperazione giudiziaria con la Corte penale internazionale in seguito al caso Almasri. L’obiettivo è garantire il rispetto degli impegni internazionali considerando al contempo gli interessi di sicurezza nazionale, la posizione geopolitica del Paese e il quadro costituzionale e legislativo interno.
In una lettera inviata ai giudici della camera preliminare della Corte, il governo ha sottolineato che questa presa di coscienza “non può che avere un impatto positivo sul processo di revisione delle modalità di funzionamento del sistema e, in ultima analisi, sulle future richieste di cooperazione”.
Il caso ha inoltre sollevato questioni relative al rapporto tra Parlamento e magistratura: contro la decisione dell’Assemblea di negare l’autorizzazione a procedere per i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e per il sottosegretario Luca Mantovano, la magistratura “ha il potere di sollevare la questione del conflitto di attribuzione di poteri dello Stato dinanzi alla Corte Costituzionale”. Secondo l’esecutivo, “la questione può essere sollevata senza alcun termine prefissato da rispettare. La Corte Costituzionale ha giudicato ammissibili in diverse occasioni ricorsi analoghi”.
Parallelamente, la Procura di Roma ha formalizzato una seconda indagine collegata al caso Almasri, che riguarda un alto funzionario del ministero della Giustizia. “La Procura è, ovviamente, indipendente e la durata del procedimento non è in alcun modo prevedibile”.