Gli Stati Uniti hanno avviato una nuova serie di esperimenti nel settore nucleare, senza tuttavia ricorrere a detonazioni atomiche. A spiegare le modalità di questi test è stato il segretario all’Energia Chris Wright, intervistato da Fox News, che ha precisato come si tratti di “test di sistema” volti a verificare il funzionamento di specifiche componenti delle armi nucleari. “Queste non sono esplosioni nucleari. Sono quelle che chiamiamo esplosioni non critiche”, ha affermato Wright, sottolineando l’assenza di qualsiasi “nube a fungo” nel cielo del Nevada.
Questi esperimenti sub-critici impiegano esplosivi convenzionali e sofisticati strumenti di misurazione per simulare pressioni e temperature tipiche di una detonazione, senza raggiungere però la massa critica necessaria per innescare la reazione nucleare a catena. In questo modo si raccolgono dati sul comportamento del plutonio e dell’uranio, fondamentali per valutare la stabilità delle testate e garantire l’affidabilità del programma di deterrenza, il tutto senza emissioni atomiche o radiazioni misurabili fuori dai laboratori sotterranei del Nevada National Security Site.
Questo rilancio sperimentale si inserisce in una più ampia strategia di modernizzazione dell’arsenale nucleare, destinata a mantenere la parità tecnologica con Russia e Cina. Grazie a modelli di simulazione avanzati, gli Stati Uniti continuano a rispettare la moratoria sulle esplosioni nucleari in vigore dal 1992, pur non avendo ratificato il Trattato sul bando completo dei test nucleari (CTBT).
Oltre al sito del Nevada, gran parte delle attività di ricerca avviene nei laboratori di Los Alamos (New Mexico) e Lawrence Livermore (California). Qui gli scienziati conducono studi di sicurezza e simulazioni digitali per affinare i protocolli di contenimento e assicurare la piena funzionalità delle testate.
Sebbene considerati a basso rischio, i test sub-critici richiedono rigorosi accorgimenti per il controllo di esplosivi convenzionali e piccole quantità di materiale radioattivo. L’Amministrazione nazionale per la sicurezza nucleare (NNSA) assicura assenza di fuoriuscite, ma le organizzazioni ambientaliste sollecitano monitoraggi costanti per prevenire eventuali contaminazioni del suolo e delle falde acquifere.
L’ultimo esperimento esplosivo degli Stati Uniti risale al 23 settembre 1992, conosciuto come “Divider”. Da allora, Washington ha mantenuto una pausa volontaria sulle detonazioni atomiche, concentrandosi esclusivamente su prove sub-critiche e simulazioni digitali.