Il Parlamento europeo ha confermato a Bruxelles il proprio mandato negoziale sulla revisione della legge europea sul clima, approvando con 379 voti favorevoli, 248 contrari e 10 astensioni l’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Questo via libera determina la posizione ufficiale dell’Eurocamera nel trilogo con Commissione e Consiglio, ultimo passaggio prima dell’adozione definitiva del testo legislativo.
La maggioranza che ha sostenuto la proposta è nata da un compromesso politico tra Partito popolare europeo, Socialisti e democratici, Renew Europe e Verdi, volto a introdurre margini di flessibilità richiesti da diversi Stati membri. Al contrario, le modifiche proposte dai gruppi di destra — volte a ristrutturare in modo consistente la riforma — non hanno ottenuto il sostegno necessario, nonostante la votazione a scrutinio segreto.
Le principali novità incluse nella versione approvata rispecchiano l’intesa raggiunta dai governi Ue durante il Consiglio Ambiente del 4 e 5 novembre:
• A partire dal 2036 sarà possibile contabilizzare fino al 5% della riduzione delle emissioni attraverso crediti internazionali di carbonio al di fuori dell’Unione. L’utilizzo di questi crediti, definiti di “alta qualità”, sarà preceduto da una fase pilota tra il 2031 e il 2035.
• L’entrata in vigore del sistema di scambio delle quote di emissione per carburanti nel trasporto stradale e per combustibili domestici (ETS2) slitta di un anno, posizionandosi ora al 2028.
• Oltre alla normale revisione quinquennale dell’obiettivo 2040, la Commissione effettuerà una valutazione biennale sull’andamento delle riduzioni emissive.
Con questo pronunciamento, il Parlamento europeo ottiene il mandato formale per trattare con gli Stati membri e con l’Esecutivo Ue il testo finale della riforma climatica. L’accordo tra le istituzioni dovrà garantire un equilibrio tra ambizione ambientale e strumenti di flessibilità, in vista di recepimenti e attuazioni nazionali.