Sabato pomeriggio a Città del Messico la manifestazione promossa dai giovani della “Generazione Z” contro la violenza diffusa e la corruzione in politica, inizialmente pacifica, è degenerata in scontri con la polizia. L’iniziativa, che ha raccolto circa 17mila persone e si è svolta in contemporanea in diverse città messicane, era partita dalla piazza dell’Ángel de la Independencia per dirigersi verso lo Zócalo, davanti al Palazzo nazionale.
All’arrivo nella storica piazza la tensione è salita quando un gruppo di circa mille manifestanti con il volto coperto ha cercato di abbattere le barriere metalliche erette a protezione dell’edificio. Il tentativo di sfondamento ha dato il via a un confronto rapido e violento, documentato da video e fotografie diffuse sui social network.
Il bilancio provvisorio indica venti arresti, una ventina di civili feriti e circa cento agenti coinvolti negli scontri. Quaranta poliziotti sono stati trasferiti in ospedale per accertamenti, ma nessuno versa in condizioni gravi. Le autorità hanno precisato che il dispositivo di sicurezza era stato pensato per garantire lo svolgimento pacifico della marcia e che i disordini sono scoppiati solo dopo l’attacco alle barriere.
Durante un evento pubblico nello stato di Tabasco la presidente Claudia Sheinbaum ha espresso condanna per quanto avvenuto, sottolineando: “No alla violenza. Se non si è d’accordo bisogna manifestare in modo pacifico, non si usa mai la violenza per cambiare”.
La protesta voleva ricordare le numerose vittime della violenza, un fenomeno che persiste nonostante l’avvento al potere, nel 2018, del Movimento di rigenerazione nazionale. A intensificare il malcontento è stata la recente uccisione di Carlos Manzo, sindaco di Uruapan, noto per la sua linea dura contro la criminalità: il suo sombrero è diventato simbolo delle mobilitazioni in Michoacán e nella capitale. I partecipanti hanno inoltre rivendicato maggiori opportunità e una distribuzione più equa delle risorse.
Nei giorni precedenti alla marcia la presidente aveva inoltre messo in guardia da possibili interferenze estere e da falsi profili sui social network mirati a strumentalizzare il dissenso, ipotizzando anche l’intervento di partiti di opposizione interessati a orientare il movimento.