Il primo incontro faccia a faccia tra il presidente Donald Trump e il neosindaco di New York Zohran Mamdani si è svolto in un clima sorprendentemente disteso. Per la prima volta un primo cittadino della Grande Mela – e forse di un’intera metropoli americana – ha avuto un colloquio privato con il capo della Casa Bianca.
Mamdani, 34 anni, primo sindaco musulmano ed esponente della nuova generazione di socialisti, ha ricevuto elogi inattesi da Trump. «Sarà un grande sindaco», ha affermato il presidente, promettendo: «Lo aiuterò a realizzare i suoi sogni per New York». Al termine dell’incontro, il neosindaco ha definito la sessione «molto produttiva», rimarcando la condivisione di «obiettivi come quello di abbassare il carovita nella Grande Mela e la necessità di costruire nuove case».
Il discorso si è allontanato dai toni sferzanti delle scorse settimane: sparito dal vocabolario trionfale di Trump l’appellativo «comunista». Anzi, il presidente ha riconosciuto che «alcune delle idee» di Mamdani sono «come le sue» e si è detto convinto che «si troverebbe bene nella New York di Mamdani».
Da parte sua, Trump ha un forte interesse a mantenere buoni rapporti con l’amministrazione cittadina, dove possiede numerosi affari e proprietà. Anche Mamdani, in vista del suo insediamento del 1° gennaio, ne trae vantaggio sul fronte di eventuali risorse federali.
Per prepararsi all’appuntamento con il presidente, il sindaco ha consultato alcuni leader del Partito democratico – dalla governatrice Kathy Hochul al senatore Chuck Schumer, passando per il leader di minoranza alla Camera Hakeem Jeffries – pur presentandosi all’incontro accompagnato da giovani consiglieri come Elle Bisgaard-Church, Morris Katz e la portavoce Dora Pekec. Quando gli è stato chiesto se si sentisse già un capo del partito, ha glissato: «Sono il sindaco di New York, la mia attenzione è tutta su quello».
Non sono mancati momenti di ironia. A una domanda su un’eventuale definizione di Trump come «fascista», il presidente ha invitato Mamdani a rispondere «sì, è più facile che spiegare». Allo stesso modo, replicando a chi lo aveva sentenziato «jihadista», Trump ha osservato: «Ho incontrato una persona molto razionale».
Al di fuori dell’incontro con il sindaco, il presidente ha ripreso le accuse contro sei deputati democratici, colpevoli di aver esortato i militari a «rifiutare ordini illegali». Intervistato da Fox News, Trump ha detto di non «minacciare di morte» i parlamentari ma di ritenere che «siano in guai seri», aggiungendo che «ai vecchi tempi» avrebbero rischiato «la pena di morte».