Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato Hamas di aver “violato il cessate il fuoco” in vigore a Gaza, avvertendo che “risponderemo” a quanto definito un atto di rottura degli accordi. La presa di posizione di Gerusalemme giunge mentre il gruppo fondamentalista islamico ha consegnato alle autorità israeliane dei presunti reperti umani da analizzare: secondo l’ufficio del premier, tuttavia, nessuno di questi corpi appartiene ai due ostaggi ancora detenuti a Gaza.
Le famiglie degli ostaggi – l’israeliano Ran Gvili e il thailandese Sudthisak Rinthalak – sono state informate dell’esito delle verifiche sui resti. “Gli sforzi per il loro rientro non cesseranno fino al completamento della missione, per garantire loro una degna sepoltura in patria”, ha concluso l’ufficio del primo ministro, ribadendo l’impegno di Israele nel proseguire le trattative per il rilascio dei due ostaggi e la restituzione dei loro corpi.
Sul fronte diplomatico, durante la sua visita in Libano il Papa ha rivolto un appello diretto a Hezbollah e alle controparti del paese mediorientale affinché “fermino la violenza e lascino le armi per aprire il tavolo del dialogo”. Le parole di Francesco sottolineano la necessità di abbandonare la via militare a favore del confronto politico.
Parallelamente, Netanyahu ha avuto un colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. I due leader hanno convenuto sull’importanza di disarmare Hamas e smilitarizzare la Striscia di Gaza, discutendo inoltre possibilità di ampliare gli accordi di pace nella regione.