Le organizzazioni femminili britanniche Girlguiding e Women’s Institutes hanno annunciato che d’ora in poi non accetteranno più ragazze e donne transgender tra i propri membri. La decisione segue la sentenza della Corte Suprema del Regno Unito dello scorso aprile, che ha definito la «donna» in base esclusivamente al sesso biologico alla nascita.
Secondo le nuove direttive, potranno aderire unicamente le persone registrate come di sesso femminile al momento della nascita. I vertici di Girlguiding, che conta oltre 385mila iscritte tra i 4 e i 18 anni, hanno definito la scelta «presa col cuore pesante» e «con profondo rammarico». Anche i Women’s Institutes, storica rete impegnata nella promozione del ruolo femminile nella società britannica, hanno allineato le proprie regole.
Questo cambiamento rappresenta una svolta rispetto alla precedente tradizione di inclusività verso le persone transgender. Secondo quanto riferito, Girlguiding era inoltre sotto pressione legale da parte di un genitore che sosteneva il mancato rispetto della nuova legge. L’associazione precisa però che non ci saranno cambiamenti immediati per le iscritte già attive e che non è possibile quantificare quante persone saranno effettivamente colpite, dal momento che non vengono raccolti dati sull’identità di genere.
I gruppi per i diritti delle persone trans hanno reagito duramente: «È chiaro che questo è il risultato di una manciata di estremisti che impongono le proprie opinioni a organizzazioni che per anni, se non decenni, sono state molto entusiaste nell’includere le persone transgender», ha affermato un portavoce di TransActual. Il dibattito sull’identità di genere resta acceso in un Paese dove le conseguenze della sentenza potrebbero estendersi ad altre istituzioni e associazioni femminili.