Il conflitto in Ucraina raggiunge il giorno 1.381, mentre emergono posizioni sempre più nette sul futuro dei territori contesi. A Mosca, Vladimir Putin ha avvertito che “Kiev si ritiri dal Donbass o libereremo quei territori con la forza”, dopo l’esito negativo dei colloqui al Cremlino con la delegazione statunitense. Il presidente russo, attualmente in visita in India per rafforzare la cooperazione con Narendra Modi su energia e armamenti, ha aggiunto che “Trump è sincero, ma l’accordo è difficile e l’espansione ad est della Nato rappresenta una minaccia”.
Nel frattempo a Miami è in corso un nuovo ciclo di negoziati tra l’esponente ucraino Rustem Umerov e gli inviati americani Marc Witkoff e Jared Kushner. Da Kiev, il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato: “Lavoreremo nel modo più costruttivo possibile con tutti i nostri partner per garantire il raggiungimento di una pace dignitosa”.
Sul fronte europeo, Der Spiegel riferisce di una telefonata di crisi tra i leader del blocco, durante la quale Emmanuel Macron avrebbe segnalato il timore che “gli Usa potrebbero tradire l’Ucraina sui territori senza chiarezza sulle garanzie di sicurezza”. In un’altra mossa rilevante, Washington ha annunciato la sospensione di parte delle sanzioni nei confronti del gruppo petrolifero Lukoil.
Da Mosca arrivano infine nuove minacce di escalation: l’ex presidente e attuale vicepremier Dmitrij Medvedev ha avvertito che “la sottrazione di asset russi potrebbe costituire un casus belli”.