Von der Leyen elogia la cessazione delle forniture di gas russo in Europa, ma il traguardo non è immediato: ecco perché

L’accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento Ue per la graduale eliminazione delle importazioni di gas russo è stato definito «una giornata storica per l’Unione europea» dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. «Molti pensavano che non sarebbe stato possibile invece è successo. Ho sempre saputo che avremmo potuto farlo. Ora siamo pronti ad aprire […]

L’accordo raggiunto tra Consiglio e Parlamento Ue per la graduale eliminazione delle importazioni di gas russo è stato definito «una giornata storica per l’Unione europea» dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. «Molti pensavano che non sarebbe stato possibile invece è successo. Ho sempre saputo che avremmo potuto farlo. Ora siamo pronti ad aprire collaborazioni con nuovi partner affidabili. Questo è solo l’inizio di un vero successo europeo», ha aggiunto von der Leyen.

La tabella di marcia prevede fasi diverse in base alla natura dei contratti. Per il Gnl e il gas stipulati a breve termine (già firmati entro il 17 giugno 2025) scatterà il divieto il 25 aprile 2026 per il gas naturale liquefatto e il 17 giugno 2026 per il gas via gasdotto. I contratti a lungo termine, anch’essi conclusi entro il 17 giugno, dovranno invece cessare all’inizio del 2027 (Gnl) e a inizio ottobre 2026 (gas), con la possibilità di un mese di proroga per gli Stati membri in difficoltà con i livelli di stoccaggio.

Nel frattempo, la dipendenza europea dalle forniture russe si è già ridotta dal 45% pre-invasione al 12% rilevato lo scorso ottobre. Otto Paesi restano tuttavia legati a Mosca: Ungheria, Slovacchia, Grecia, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Proprio a questi ultimi cinque, che utilizzano esclusivamente Gnl, è rivolto il pacchetto di misure proposto da von der Leyen.

La scelta di concentrare le sanzioni sul gas naturale liquefatto risponde a due esigenze: interrompere più rapidamente i flussi via mare e non coinvolgere direttamente gli Stati orientali più vincolati al gasdotto, come Ungheria e Slovacchia. Secondo Bruxelles, il calo delle entrate per il Cremlino non sarà trascurabile, nonostante l’aumento delle importazioni di Gnl abbia in parte compensato la riduzione di quelle via pipeline.

Nei primi sei mesi del 2025 le forniture via gasdotto sono diminuite del 9% – anche per la chiusura del transito ucraino – ma complessivamente il consumo di gas nell’Ue è salito del 3,4% se si considerano anche le quantità liquefatte, pur segnando di recente un lieve decremento. La Commissione stima che il Gnl russo potrà essere sostituito con forniture da Norvegia, Stati Uniti, Nordafrica, Paesi del Golfo e Indonesia, un processo già avviato in molti Stati membri.

In Italia, per esempio, nel primo semestre 2025 gli Stati Uniti hanno coperto il 45% del Gnl importato, seguiti da Qatar (24%) e Algeria (20%). Resta però aperta la questione del gasdotto Turkstream, che continua a fornire Ungheria e Slovacchia e manterrà la propria attività ancora per un periodo indeterminato.

Sul fronte petrolifero, l’Unione ha praticamente azzerato le importazioni dalla Russia, passate dal 25% del 2021 al 3% odierno, concentrandosi unicamente su Slovacchia e Ungheria.