Il bilancio annuale di Reporter senza frontiere registra 67 giornalisti uccisi nel periodo compreso tra il primo dicembre 2024 e il primo dicembre 2025, con un forte incremento rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di queste vittime (43%) ha perso la vita nella Striscia di Gaza “sotto il fuoco delle forze israeliane”.
Secondo l’associazione, “Il numero dei giornalisti uccisi (dal primo dicembre 2024 al primo dicembre 2025) è tornato a crescere, a causa delle pratiche criminali delle forze armate regolari e non e della criminalità organizzata” e, aggiunge, “i giornalisti non muoiono, vengono uccisi”. Complessivamente il 79% dei corrispondenti (53 persone) è stato vittima di conflitti armati o di violenze riconducibili alla criminalità organizzata.
In Messico, teatro delle sanguinose faide dei cartelli della droga, il 2025 è risultato l’anno più mortale degli ultimi tre per i professionisti dell’informazione. Sul fronte della libertà di stampa, sono 503 i giornalisti detenuti nel mondo: un numero che conferma tensioni e restrizioni in numerosi paesi.
Infine, a un anno dalla caduta di Bashar al-Assad, molti dei giornalisti arrestati o catturati sotto il suo regime rimangono introvabili. La Siria si conferma così il Paese con il più alto numero di professionisti dei media scomparsi a livello globale.