Il tribunale di Mosca ha emesso una condanna in contumacia a 15 anni di reclusione nei confronti di Salvatore Aitala, giudice italiano della Corte Penale Internazionale, accusato di “perseguito persone innocenti” e di “tentata violenza contro persone che godono di protezione internazionale”. Aitala era finito nel mirino di Mosca dopo aver firmato dall’Aja il mandato di cattura contro il presidente russo Vladimir Putin.
La decisione giudiziaria coinvolge anche altri magistrati dell’istituzione con sede all’Aja, fondata a Roma e considerata un punto di riferimento per il diritto internazionale. Non appena appresa la notizia, la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha sollecitato un intervento del governo italiano.
“Auspichiamo – si legge in una nota dell’Anm – che il governo italiano chieda immediatamente spiegazioni al governo russo sulle circostanze che hanno portato il giudice Aitala a essere condannato in contumacia dal tribunale di Mosca. Aitala lavora per la Corte Penale Internazionale, un organismo che è nato in Italia, a Roma, e che rappresenta un baluardo del diritto a livello mondiale”.
“Ci auguriamo – conclude l’Anm – che l’appartenenza di Aitala a questo organismo non sia divenuto un pretesto per esercitare un’odiosa forma di ritorsione della Russia nei confronti suoi e del nostro Paese”.