Strage Bologna: lacrime gigantesche per chiedere giustizia

Un volto che piange “le lacrime della giustizia”. È il soggetto del murale inaugurato questa mattina allo spazio DumBo di via Casarini a Bologna, ispirato alla strage del 2 agosto e presentato nell’ambito delle iniziative in corso in questi giorni in vista del 40esimo anniversario della tragedia. Dagli occhi del volto scendono due lacrime che […]

Un volto che piange “le lacrime della giustizia”. È il soggetto del murale inaugurato questa mattina allo spazio DumBo di via Casarini a Bologna, ispirato alla strage del 2 agosto e presentato nell’ambito delle iniziative in corso in questi giorni in vista del 40esimo anniversario della tragedia. Dagli occhi del volto scendono due lacrime che hanno la stessa forma dei piatti della bilancia. “Queste lacrime sono le lacrime della giustizia, da una parte c’e’ il riferimento alla strage che e’ l’orologio con l’ora della bomba, dall’altro invece c’e’ l’Italia perche’ e’ una roba che riguarda tutti- spiega Simone Ferrarini del collettivo Fx, che ha ideato e realizzato l’opera- quindi finche’ non c’e’ giustizia, non c’e’ giustizia per tutti noi, e avremo comunque l’Italia in macerie: questo il senso in sintesi”. L’opera e’ stata disegnato nell’arco di “un paio di giorni, il bianco e nero si fa veloce insomma… Il paradosso e’ che ci si mette piu’ tempo a trovare l’idea, perche’ devi studiare tanto parlare tanto, capire tanto, piu’ che la realizzazione”. L’opera, che copre una facciata intera di uno dei capannoni del complesso, di proprieta’ delle Ferrovie ma attualmente si trova in gestione a Open group ed Eventeria, costituisce uno dei tasselli del progetto di arte pubblica “Lost and found 1980-2020. Memorie private e collettive 40 anni dopo”, promosso dall’associazione Serendippo in collaborazione con l’Associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto, Assemblea legislativa, Fondazione Rusconi e Tper, che ha visto l’inaugurazione di altri due lavori in contemporanea nelle citta’ di Parma e Reggio Emilia. Il murale bolognese, in particolare, e’ stato definito da Etta Polico di Serendippo un’immagine “fotografica, giornalistica”. Un concetto apprezzato anche dall’artista.

“I disegni sono un po’ come la scrittura e letteratura. Ci sono opere letterarie e artistiche, ma ci sono anche articoli di giornale, dove il contenuto a volte e’ quasi piu’ importante di come viene scritto. Questo- dice Ferrarini- e’ uno di questi casi, cioe’ l’argomento deve essere assolutamente protagonista, quindi il paragone giornalistico mi piace parecchio”. A Bologna il murale e’ stato presentato alla presenza dell’artista, di Paolo Bolognesi e Paolo Lambertini presidente e vicepresidente dell’associazione dei familiari delle vittime, della vicepresidente dell’Assemblea legislativa Silvia Zamboni, nonche’ rappresentanti di Open group, Eventeria, associazione Serendippo e Fondazione Rusconi. “L’idea dell’associazione era di lasciare qualcosa di indelebile in uno spazio certo frequentato prevalentemente da giovani- spiega Lambertini- dove in futuro passeranno anche altre persone o comunque si accompagneranno altre persone e, anche se non e’ il primo murales di questo spazio, qualcosa di contagioso” in una “sorta di museo a cielo aperto che racconti la storia d’Italia e di Bologna, la storia in generale”. L’avvicinarsi ai giovani con nuovi linguaggi e’ “un obiettivo antico dell’associazione. Ci credo veramente, perche’ e’ un pezzo di storia dalla quale discendiamo. Oggi siamo figli di quella storia li’ e vogliamo che le future generazioni possano avere un’Italia piu’ pulita piu’ libera piu’ democratica anche grazie alla conoscenza, ad essere informati che vada in parallelo e in continuita’ con la nostra, forse ossessiva non lo so, determinata richiesta di verita’ e giustizia”. Ma oltre a questo, c’e’ anche l’esigenza di “capire che questa ricerca di verita’ e giustizia sia un qualcosa che appartiene anche ad altri, se no non avrebbe senso solo per noi. Abbiamo bisogno di di essere accompagnati e sostenuti”, conclude Lambertini.

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