La notizia già nota dal dicembre scorso è passata quasi del tutto inosservata, eppur qualcosa si muove. Davanti alla nuova e omonima Corte penale dell’Aia istituita in Olanda le accuse depositate in Tribunale contro la Monsanto Company saranno le seguenti: aver commesso”Crimini contro la natura, l’umanità ed ecocidio”; la potentissima multinazionale americana nota per lo studio e sperimentazione nel campo delle di biotecnologie agrarie, con circa 18 000 dipendenti vanta un fatturato di circa 14.5 miliardi di dollari . La convocazione è prevista per il prossimo 16 ottobre, data importante eletta anche a “giornata mondiale dell’alimentazione”.
La Corte penale dell’Aja costituita da un collettivo internazionale di giuristi e gruppi ambientalisti è stata presentata dopo una conferenza stampa in seno alla COP 21 (Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici , COP 21 o CMP 11 tenutasi a Parigi, Francia, dal 30 novembre al 12 dicembre del 2015). L’International Monsanto Tribunal baserà i propri Principi secondo quanto esposto nei documenti sulle imprese e diritti umani, adottati dalle Nazioni Unite nel 2011. Saranno prese in considerazione le responsabilità penali in base allo Statuto di Roma, atto che ha dato origine alla Corte penale internazionale dell’Aia nel 2002. Infine, sarà valutata o meno una riforma del diritto penale internazionale potrebbe garantire l’inclusione dei crimini contro l’ambiente o l’ecocidio come reati perseguibili, in modo che le persone fisiche possano incorrere in una responsabilità penale. Secondo quanto affermato in passato dal presidente della Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica, Andre Le Peu, la Monsanto avrebbe «finanziato studi scientifici fraudolenti, fatto pressioni scienziati indipendenti e manipolato la stampa e i media». Diverse corti americane hanno sollevato dubbi sui possibili effetti negativi o meno, sulla salute e sull’ambiente del disseccante più utilizzato al mondo da sempre, il Glifosato anche dopo che l’Organizzazione mondiale della Sanità lo definito «probabilmente cancerogeno»; in Europa questo disseccante è ancora largamente utilizzato anche grazie all’approvazione dell’Agenzia per la sicurezza alimentare. Il Tribunale della Monsanto è stato istituito all’Aja nei Paesi Bassi, gode del sostegno di numerosi movimenti civici come Via Campesina, di ong e di personalità internazionali – tra cui l’ecologista indiana Vandana Shiva, e l’australiano Andre Leu, presidente della Federazione internazionale dei movimenti d’agricoltura biologica. La fondazione intende “giudicare i crimini di cui è imputata la multinazionale nei settori ambientali e sanitari e contribuire al riconoscimento del crimine di ecocidio nel diritto internazionale”.
Gli oppositori definiscono l’istituzione di questo organo una mera operazione di propaganda contestando la credibilità di alcuni dati scientifici condotti da alcuni ricercatori. Esistono due fronti che si contrappongono in modo piuttosto acceso. L’iniziativa, sarà resa ufficiale l’8 dicembre ed è stata definita “ unica e senza precedenti”, come afferma la scrittrice e regista Marie-Monique Robin, autrice di Il mondo secondo Monsanto, che ha condotto una personale inchiesta sulla multinazionale statunitense. “Niente a che vedere, spiega Robin, con il tribunale Russell-Sartre, messo in piedi nel 1966 per giudicare i responsabili dei crimini di guerra in Vietnam”. “Questi due tribunali hanno avuto soprattutto un “valore pedagogico”, mentre “il Tribunal Monsanto non è solo un tribunale d’opinione ma un vero tribunale con giudici e avvocati in toga che esamineranno dei veri e propri capi d’imputazione tramite gli strumenti del diritto internazionale”. Tuttavia, non godrà di un riconoscimento internazionale”. La Monsanto come altre importanti multinazionali produttrici dei diserbanti si difendono definendo le accuse “infamanti e lesive dell’immagine” delle aziende produttrici. L’iniziativa viene contestata dai detrattori che sottolineano la non veridicità delle affermazioni di Vandana Shiva, uno delle più importanti promotrici dell’iniziativa e attivista anti-OGM, secondo cui ben ” 250.000 contadini indiani si sarebbero tolti la vita dopo l’introduzione del cotone Bt Ogm. Secondo i contestatori Vandana Shiva ha manipolato i dati; il del Ministero dell’Agricoltura Indiano ha dichiarato che nel 2002 erano 5 milioni i coltivatori di cotone e meno dell’uno per cento coltivava OGM. Nel 2006 erano ancora 5 milioni, ma la percentuale di coloro che coltivavano cotone Bt era aumentata al 46%. Da allora i coltivatori di cotone sono aumentati: 6.300.000 nel 2008 fino a 8 milioni nel 2011. Sembra che la rapida crescita dei suicidi sia precedente all’introduzione del cotone Bt che i suicidi raggiungono l’apice in un momento in cui la coltivazione di cotone Bt era ancora al 5% del totale e addirittura siano diminuiti i suicidi negli anni successivi, contemporaneamente all’aumento delle superfici coltivate a cotone Bt, e all’aumento delle superfici a cotone in generale. Si contesta quindi l’attendibilità dei dati divulgati da una delle maggiori attiviste anti Ogm.
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