Il peggio deve ancora venire in Economia Giustizia e Libertà

Il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, in un discorso al Quirinale ha indicato la libertà di espressione sancita dall’articolo 21 della Costituzione come “uno dei principi da tener sempre cari, da preservare e far vivere in Italia e ovunque”. Indipendentemente dalla moltiplicazione delle testate giornalistiche e dei canali televisivi digitali trasmessi anche via Internet, […]

Enrico Quattrini La GiustiziaIl Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, in un discorso al Quirinale ha indicato la libertà di espressione sancita dall’articolo 21 della Costituzione come “uno dei principi da tener sempre cari, da preservare e far vivere in Italia e ovunque”. Indipendentemente dalla moltiplicazione delle testate giornalistiche e dei canali televisivi digitali trasmessi anche via Internet, questa affermazione assume il valore di verità sacrosanta. Senza risorse, infatti, si smette di scrivere. Ora tutti sanno che “Reporters sans frontiers” ha pubblicato il 20 ottobre 2009 l’annuale rapporto sulla libertà di stampa nel mondo. Secondo la nuova classifica i dati più rilevanti sono l’aumento della libertà di stampa negli Stati Uniti nel 2009 (dal 40esimo posto al 20esimo) e la diminuzione di tale diritto in Paesi come Iran (73esimo) e Palestina (150esimo). Anche per l’Italia un responso negativo, col nostro Paese che scende dalla 44esima posizione del 2008 alla 49esima del 2009. Il Paese che quest’anno si piazza in testa alla classifica è la Danimarca (che ha “perso” la Groenlandia oggi indipendente), seguita da Finlandia e Irlanda. Ultimo classificato (su 175 paesi monitorati) l’Eritrea.

Libertà di critica giornalistica, la giustizia e la verità, sono sorelle. La giustizia è cieca, come indicano numerose immagini femminili che la ritraggono con una benda sugli occhi? La giustizia non vede? Adriano Prosperi (Giustizia bendata: percorsi storici di un’immagine, Einaudi, 2008) ispira questa curiosa simmetria. Di una donna che reca in mano un’iscrizione vermiglia: “Ego sum a regno Dei separata”. Nelle allegorie, evidentemente, esiste una cecità positiva e una negativa. Adesso che in Italia, per fortuna, la Legge potrebbe diventare il luogo per un confronto sereno, che succede ai giornalisti professionisti ed ai pubblicisti? Di difendere contratti di lavoro altrui, non i propri o “in pectore”, in nome di una difesa divenuta per i più deboli praticamente impossibile. Sembra che la lezione storica offerta dal diritto italiano ed ebraico, i nostri “tesori” più preziosi, sia stata dimenticata. Certo, di fronte alle “tempeste” infernali della Storia come il comunismo, il fascismo e il nazismo del XX Secolo, a poco valse l’aiuto venuto agli ebrei dal diritto romano nei primi anni Trenta, quando illustri cattedratici dottamente dimostrarono a rozzi colleghi l’incompatibilità fra il razzismo e la natura pluralistica, se preferite oggi multietnica, del diritto romano universale. Ma oggi è una ricchezza in più sapere analizzare casi giudiziari e non, da più punti vista, come saper parlare più lingue straniere. Il diritto ebraico potrebbe ad esempio venire in soccorso per risolvere la piaga italica dei conflitti d’interesse, appianare i rapporti fra “Ordini” (Magistratura, Politica e Giornalismo) che nell’Italia odierna appaiono essere più vermigli che altrove. La “caduta del Giornalismo”, dopo Montanelli, e quindi della Libertà di espressione in molte controversie, servendosi sempre del condizionale, è evidente soprattutto all’estero. E preferiamo non prendere a bersaglio “altri” conflitti d’interessi di cui tutti parlano ma che è bestemmia solo proferire a voce, figurarsi per iscritto. E questo soprattutto sul territorio. Per il diritto ebraico l’ibrido come forma di impurità va snidato ovunque. Può un magistrato diventare ministro? Può un comico fondare un partito il cui segretario è un giornalista affermato? Per il magistrato risponde Arturo C. Jemolo, uno dei giuristi ebrei-cristiani nel Novecento fra i più competenti, che nel 1946 aveva implorato i Costituenti:“Sarà utile stabilire che il Magistrato non possa lasciare il suo ufficio di giudice per andare a sedere ad un tavolo di Ministero” (Che cos’è la Costituzione, Donzelli, 2008, p. 43). Per il comico risponde da Vienna un altro ebreo anticonformista, Karl Kraus, che in ogni ibridismo trovava qualcosa di impudico e di indecente. Come un poeta che recita in pubblico le sue poesie. O un cuoco che mangia. Per il giornalista, il maestro assoluto resta il solo Montanelli che vive nei suoi libri. Ma che cos’è la libertà di stampa, d’informazione e di comunicazione oggi in Italia e sul territorio “feudale”? Chi la alimenta, chi la fa vivere nel diritto, e non solo sui giornali cartacei e sui notiziari Internet, tutti i giorni? Domande che attendono nuove risposte adatte ai tempi.

Oscar Bartoli, noto avvocato e giornalista, da Washington D.C. (Usa) ci informa che Nouriel Roubini (http://it.wikipedia.org/wiki/Nouriel_Roubini), “l’economista che tre anni fa ammoniva sull’imminenza di una catastrofe economico-finanziaria a livello mondiale e venne deriso dai suoi colleghi con l’epiteto di “Dr. Scalogna”, oggi non sa a chi dare i resti. Tutti lo vogliono a presenziare a meeting importanti”. Ma, nonostante il recupero parziale della Borsa americana, Nouriel Roubini continua a somministrare pillole amare niente affatto mielose come quelle del Potere. “L’ultima recessione è finita nel 2001, ma la perdita di posti di lavoro è continuata in America sino al 2003” – ha detto il professore in un articolo pubblicato dal Daily News che ha fatto il giro del mondo. “I 200mila posti di lavoro perduti in ottobre sono certo meglio dei 700mila persi in gennaio. Ma con un indice di disoccupazione balzato al 10.2 %, il più alto in America da 60 anni, la previsione è che si arrivi al 17.5%”. Roubini dice anche che una ripresa nelle assunzioni di personale potrà cominciare solo verso la fine del prossimo anno. Quello che occorre, secondo l’economista, sono nuove misure di stimolo, alleggerimento delle tasse alle imprese private, impegno in grandi progetti infrastrutturali, aiuti agli stati della federazione la maggior parte dei quali è vicina alla bancarotta a cominciare dalla California. Non solo il sostegno a chi ha perso il lavoro e non lo troverà nei prossimi mesi perché molte lavorazioni sono espatriate. Ma soprattutto la creazione di nuovi posti di lavoro”.

A volte sembra che occorra anche un opportuno “repulisti” come quello subito da Anita Dunn, House Communication director, che ha lasciato il suo lavoro alla Casa Bianca per assumere un incarico part time. “La Dunn – informa Bartoli – aveva creato nei giorni scorsi un problema al suo datore di lavoro rilasciando una lunga intervista nella quale accusava Fox, di proprietà di Rupert Murdoch, di essere il braccio armato del Partito Repubblicano”. Ora, quando si occupano certe posizioni di grande delicatezza professionale ed istituzionale, non si può andare giù di piatto innescando polemiche a non finire. “Ed infatti Fox con i suoi commentatori politici che ogni giorno sparano su Obama, non aveva trovato migliore opportunità che quella di mettere in risalto come la Casa Bianca fosse scesa in guerra contro una televisione, dichiarando di considerarla un nemico. L’imbarazzo generale nel mondo della comunicazione americana aveva coinvolto anche tutti quei media liberali che si erano visti costretti a prendere le distanze da Anita Dunn. La White House in un comunicato ha detto che la Dunn aveva più volte manifestato il desiderio di trovare del tempo libero da dedicare alla famiglia”. C’è una lezione da apprendere nel “Tempio della Democrazia” sulla Terra?

 Nicola Facciolini

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