RICOGNIZIONE SUL CONTESTO STORICO-ARCHEOLOGICO DEL SUBURBIO ROMANO 4

continua… Monumenti funerari della stessa tipologia sono sulla Via Nomentana. Attraversato il ponte della Nomentana, sulla strada che porta a Piazza Menenio Agrippa vi sono i ruderi di due mausolei in opera cementizia, uno dei quali è ora coperto dalle costruzioni moderne. Il mausoleo, con l’ingresso collocato al lato opposto della strada, si innalza per […]

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Monumenti funerari della stessa tipologia sono sulla Via Nomentana. Attraversato il ponte della Nomentana, sulla strada che porta a Piazza Menenio Agrippa vi sono i ruderi di due mausolei in opera cementizia, uno dei quali è ora coperto dalle costruzioni moderne. Il mausoleo, con l’ingresso collocato al lato opposto della strada, si innalza per 10 m ed è formato da quattro dadi collocati l’uno sull’altro. L’interno, a pianta quadrata, presenta una volta a crociera e nicchie rettangolari. Il sepolcro può essere attribuito genericamente all’Età Imperiale, in assenza di elementi cronologici certi.

Al km 13.650 sul lato sinistro vi è un sepolcro romano su cui si impostò durante il XIII secolo il Torraccio di Capobianco del quale, a causa del crollo avvenuto negli anni Venti del 1900, resta un nucleo in opera cementizia di tufo e selce annesso a un recinto funerario che ingloba i resti di un sepolcro, di dimensioni minori, nella cui platea di fondazione vi era ancora il fondo di un’urna cineraria in marmo bianco.

Nelle immediate vicinanze del Ponte Salario, al lato sinistro della Salaria, rimane un mausoleo databile fra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del I d.C. ipoteticamente identificato dal Gori come Sepolcro di Caio Mario, citato dalle fonti letterarie antiche sulla Salaria e profanato da Silla che ordinò di gettare le ceneri del proprio avversario sul fiume Aniene.

Del rivestimento originario in opera quadrata di travertino rimangono solo blocchi di testa, alcuni dei quali di rimpiego, inglobati nella fascia occidentale opposta al tracciato. Diversi blocchi furono asportati sul finire del XVI secolo e rimpiegati per la fabbrica della Basilica Lateranense all’epoca di Clemente VIII.

L’individuazione della cella funeraria all’interno del sepolcro, forse a croce greca, risulta compromessa dalle diverse cavità aperte nell’apparato murario.

Sul monumento, come di consuetudine nella Campagna Romana, con l’intento di preservare dalle influenze esterne e di dominare giurisdizionalmente un territorio strategico, si gettarono le basi di una torre probabilmente associabile a quella del Cacciatore, che nel 1539 era inclusa fra i possedimenti dei Crescenzi. La stessa, in opera saracena a scaglie di selce e tufo, arreca nella parte superiore una “vergatura” a scaglie di marmo bianco e s’innalzava su una base rettangolare per 11 m sul sepolcro con il quale comunica altresì ponendolo in relazione con l’esterno attraverso le aperture ottenute nell’antico apparato murario. La presenza di un ballatoio inferiore sulla fascia occidentale della torre è avvalorata dalle testimonianze materiali riconducibili a una loggetta in opera laterizia, la quale poggia su dei blocchi di testa del sepolcro romano.

La spoliazione del monumento è documentata in particolare nel 1597, in relazione al lavoro di restauro della Basilica Lateranense. Fra il sepolcro e il Ponte Salario è stata rinvenuta durante il XVI secolo un’epigrafe funeraria di Gaio Sallustio Marziale, milite della X coorte urbana.

Sulla Flaminia, nel tratto fuori Porta del Popolo, sorgevano diversi mausolei andati distrutti dall’incisiva e devastante opera di urbanizzazione avutasi nel XX secolo.

L’addensamento dei sepolcri, taluni a carattere monumentale, nella Piana di Grottarossa all’altezza del VI miglio (davanti al casale nuovo di Grottarossa) troverebbe giustificazione nella vicinanza al centro di Rubrae, uno dei tanti satelliti della campagna romana, che viene citato soltanto da Marziale (IV, 64).

Con ogni probabilità anche la Via di Quarto Peperino segue un percorso antico testimoniato da un mausoleo “a torre”oggi allo stato di rudere che, vista l’assenza di testimonianze materiali, non permette alcuna ulteriore delucidazione al riguardo.

Francesca Ranieri

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