La Sabina tra indagine archeologica e fonti storiche

Nella metà del XIX secolo gli antiquari Francesco Capranesi e Sabatino Del Muto portarono avanti gli scavi nella Villa dei Brutii Praesentes sita nelle vicinanze di Osteria Nuova (Località Madonna dei Colori) alle pendici sud-occidentali di Monte Calvo, recuperando soprattutto materiali relativi alla statuaria, minuziosamente descritti in fascicoli deposti presso l’Archivio di Stato di Roma […]

Nella metà del XIX secolo gli antiquari Francesco Capranesi e Sabatino Del Muto portarono avanti gli scavi nella Villa dei Brutii Praesentes sita nelle vicinanze di Osteria Nuova (Località Madonna dei Colori) alle pendici sud-occidentali di Monte Calvo, recuperando soprattutto materiali relativi alla statuaria, minuziosamente descritti in fascicoli deposti presso l’Archivio di Stato di Roma e riportati in alcune recenti pubblicazioni. Il loro intento era quello di raggruppare il numero maggiore possibile di sculture da mettere in vendita sul mercato antiquario di Roma. Il controllo operato dallo Stato Pontificio in un primo momento bloccò la vendita e la dispersione dei rinvenimenti all’estero. Nel 1836 i reperti scultorei arricchirono la collezione di Francesco Borghese intenzionato a creare un “Museo Sabino”. Un’altra porzione di sculture fa da corollario all’Acheillon di Corfù, villa disegnata e realizzata in onore dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria e Raffaele Carito.

Il Persichetti nei primi del 900 riscontrava nel sito di Vicus Novus i resti della cinta muraria e cospicue testimonianze archeologiche e la sua pubblicazione risulta interessante ai fini dell’indagine portata avanti in questo elaborato.

Al Caracciolo si deve l’opera dal titolo Viaggio in Sabina (1927) attraverso la quale opera una panoramica descrittiva su questa regione non disdegnando delucidazioni sui siti archeologici nei pressi di Monte Calvo.

Il Piccolini pone invece la sua attenzione sul sito di Montecelio e dai suoi studi si apprendono informazioni utili sulle emergenze archeologiche rinvenute in situ.

Al Pietrangeli si deve la destrezza di aver operato una silloge dei rinvenimenti su Montecalvo e Trebula Mutuaesca.

Si deve alla Dottoressa Anna Maria Reggiani il merito di aver studiato la categoria dei sepolcri funerari a torre di epoca romana in Sabina.

Francesca Ranieri

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