San Biagio Una tradizione europea da riscoprire

“Per San Biagio, il Mitrato, il freddo è andato”, recita un antico proverbio. Il 3 febbraio, mentre il pianeta rosso (Marte) splende sui cieli dell’est, è giorno della Festa di San Biagio, facoltativa nel martirologio cristiano, ma molto radicata nella devozione e nella tradizione popolare europea con manifestazioni, feste e fiere di paese molto suggestive. […]

“Per San Biagio, il Mitrato, il freddo è andato”, recita un antico proverbio. Il 3 febbraio, mentre il pianeta rosso (Marte) splende sui cieli dell’est, è giorno della Festa di San Biagio, facoltativa nel martirologio cristiano, ma molto radicata nella devozione e nella tradizione popolare europea con manifestazioni, feste e fiere di paese molto suggestive. Da riscoprire anche su Internet visto che, grazie a S. Biagio, le “comunità virtuali” hanno permesso di rinsaldare legami tra familiari, concittadini, città e borghi di tutto il mondo. San Biagio è venerato come santo dalla chiesa cattolica e ortodossa. Era medico e venne nominato vescovo della sua città. Si narra che il Santo avesse miracolosamente salvato un bambino che stava per morire, soffocato da una lisca di pesce. A causa della sua fede venne imprigionato e torturato, ma rifiutò di rinnegare la fede cristiana e per questo fu decapitato. Protettore delle malattie della gola, il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della “pax” costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio. Nell’Ottavo Secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza) di cui è patrono e dove è sorta una basilica (Monte San Biagio). Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana (in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e Chieti) e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A quell’atto risale il rito della “benedizione della gola”, compiuto da S. Biagio con due candele incrociate: nella santa Messa del 3 febbraio la possiamo ottenere dal sacerdote che in mattinata ha precedentemente officiato la benedizione dei pani da consumare in giornata. Nelle feste profane di paese (ne ricordiamo soltanto alcune, per evidenti ragioni) viene anche riscoperta la Festa dei funai, un’antica tradizione in onore di tutti coloro che hanno svolto questa professione tipica della comunità e dello stesso aspetto urbano dei nostri paesi. Famosi furono i funai aprutini, una memoria da promuovere con specifiche iniziative culturali per la cittadinanza, coinvolgendo gli alunni della scuola primaria, con recite, letture di poesia, incontri e riflessioni sulla figura del Santo. A San Benedetto del Tronto (Ap) in collaborazione con il Circolo dei Sambenedettesi, si ricorda l’antico mestiere che ha caratterizzato la vita lavorativa delle nostre città nei decenni passati. Vengono premiati ogni anno (quest’anno per la quarta edizione) i funai che si sono segnalati come “funai” all’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune. L’evento prevede la ricostruzione del sentiero del funaio nello spazio antistante al Comune con relativa prova di filatura gli alunni. Nel pomeriggio, una santa Messa viene celebrata in onore dei funai e delle retare, nella cattedrale della Madonna della Marina. L’impegno per riscoprire e valorizzare le radici culturali delle nostre città è un dovere civico nei confronti delle nuove generazioni: la festa dei funai non deve cadere nell’oblio, è giusto recuperarla, vista la viva memoria di questo lavoro duro e faticoso che molti hanno praticato. Una festa rivolta soprattutto a chi ha lavorato per lo sviluppo e il benessere delle nostre città. Quindi il messaggio deve essere rivolto in primis alle scuole, per trasmettere agli studenti la memoria delle radici del nostro territorio. La cultura materiale è importante proprio per valorizzare lo straordinario patrimonio umano che non può e non deve andare disperso. Famosa sull’isola di Sardegna la devozione al Santo (http://www.sardinyarelax.it/culto_san_biagio.htm). A Ostuni, sul continente, si festeggia il santo patrono. La tradizione vuole che i fedeli e devoti di S. Biagio, si rechino in processione al santuario rupestre ricco di richiami storici, per rivivere tradizioni popolari e riscoprire luoghi caratterizzati da bellezze di alto valore naturalistico. I devoti fin dalle prime ore del giorno raggiungono l’anfratto collinare. Davanti al fuoco, i fedeli attendono le prime luci dell’alba per la prima funzione religiosa trascorrendo presso il Santuario l’intera giornata di preghiera. Ancora una volta si perpetua la secolare accensione del falò all’alba nel piccolo spiazzo antistante alla chiesetta rupestre che contiene le grotte affrescate sede un tempo dei monaci basiliani. La tradizione attende anche Pietrasanta per la fiera di S. Biagio che attira nel centro città migliaia di persone. In Duomo per tutta la giornata viene esposta l’effige del Santo per il rituale “bacio” alla reliquia. Nella chiesa di Sant’Antonio si trova l’immagine del Santo, una preziosa statua lignea attribuita a Jacopo della Quercia. A Cancellara la festa patronale di S. Biagio è particolarmente legata all’evento religioso e gastronomico. La manifestazione ricorre nel periodo centrale del Carnevale, il momento più propizio per gustare le famose leccornie preparate per la “Sagra della Salsiccia” nell’incantevole borgo. A Prova la 143ma fiera di S. Biagio dà inizio a una festa che dura l’intera settimana, arricchita dai premi della lotteria e della pesca di beneficenza, insieme alle tradizionali attrattive. Da segnalare la serata della paella, la corrida, gli intrattenimenti per i piccoli, la musica dal vivo e la sfilata carnevalesca finale con il “Sindaco della Gramegna”, la maschera tradizionale di Prova. A Salve, potrà essere visitata presso la Masseria Santu Lasi, la mostra iconografica dedicata a San Biagio. Il titolo è “Santu Lasi / San Biagio: un santo, una cappella, una masseria”, promossa dalla Provincia di Lecce e dal Comune di Salve, curata dal Museo Provinciale Castromediano. Come ogni anno i festeggiamenti in suo onore, promossi dal Comitato Feste della Parrocchia “S. Nicola Magno”, vengono celebrati a Salve il 3 febbraio nella cappella rurale di Santu Lasi. In masseria, intorno alle ore 12, avrà luogo la benedizione e la distribuzione dei pani di S. Biagio (provenienti da Ruvo e da Sant’Agata di Puglia, centri nei quali San Biagio è patrono) e sarà possibile visitare la mostra. Ai visitatori sarà distribuito un opuscolo sull’iconografia del Santo, raffigurato da grandi pittori (Michelangelo e Tiepolo, Nando di Cione, Bartolomeo Montagna e Giulio Romano), a volte come santo vescovo, a volte come santo guaritore e intercessore, a volte nel momento del martirio con pettini di ferro. Motivo per il quale S. Biagio è protettore anche dei cardatori di lana. A Monte San Pietrangeli, la festa di S. Biagio dura fino al 7 febbraio con la tradizionale fiera. Famosi sono gli “Archi di Pasqua” di San Biagio Platani. Le due confraternite, Madunnara e Signurara, rinnovano ogni anno la tradizione: artigiani, massaie, architetti, divisi in due squadre, si impegnano nell’allestimento di composizioni di canne e ferle che fanno da incastellatura agli addobbi di agrumi, alloro e soprattutto pane nelle più svariate forme e dimensioni. I lavori procederanno fino alla notte prima di Pasqua. Nei giorni che precedono la Settimana Santa è possibile visitare i magazzini dove vengono realizzate le strutture. L’edizione 2010 è la prima in cui si raduneranno insieme appartenenti alle diverse comunità sanbiagesi sparse nel mondo che cominciano ad organizzarsi attraverso i vari gruppi fondati su Internet. In particolare si attendono gli emigrati dalla Germania, Stati Uniti e Belgio. Sono previste escursioni con degustazioni di pietanze tipiche della zona. Gli organizzatori assicurano che, chi non potrà raggiungere fisicamente il paese, potrà visitare i due rami del Corso attraverso un “virtual tour” in 3D accessibile dal sito web della Pro Loco.

Nicola Facciolini

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