Cooperazione: Libano, un film con detenuti-attori

Duecento detenuti del carcere libanese di Roumieh hanno sperimentato per quindici mesi la pratica pionieristica della Drama Therapy, un percorso di recupero psico-attitudinale, ed hanno partecipato alla realizzazione del film “12 angry Lebanese”, per la regia di Zeina Daccache, che si è aggiudicato due premi al Dubai Film Festival, lo scorso dicembre.La Cooperazione Italiana ha […]

Duecento detenuti del carcere libanese di Roumieh hanno sperimentato per quindici mesi la pratica pionieristica della Drama Therapy, un percorso di recupero psico-attitudinale, ed hanno partecipato alla realizzazione del film “12 angry Lebanese”, per la regia di Zeina Daccache, che si è aggiudicato due premi al Dubai Film Festival, lo scorso dicembre.La Cooperazione Italiana ha contribuito alla produzione del film e della colonna sonora originale, anch’essa interamente realizzata dai detenuti di Roumieh.

L’esperienza nel carcere di Roumieh, considerato il più duro del Libano, è stata ispirata dai laboratori teatrali iniziati alla fine degli anni Ottanta nel carcere di Volterra ad opera di Armando Punzo, che da vent’anni lavora con i detenuti in Italia.

Il film “12 angry Lebanese” sarà proiettato il 18 febbraio prossimo all’Ambasciata italiana a Beirut: saranno presenti la regista, il personale dell’Ambasciata e della Cooperazione Italiana, le ONG italiane operanti in Libano e le associazioni e ONG partner libanesi. A novembre prossimo, inoltre, il lavoro di Zeina Daccache parteciperà allo Human Rights Nights Festival a Bologna.

L’impegno del MAE per le carceri libanesi si sviluppa su altri due fronti. E’ in corso una campagna di sensibilizzazione nelle università e nelle scuole libanesi sulla condizione dei detenuti ed è recentemente partito il progetto “Views from within – voices from behind the bars Estate al fresco-Cinemarena”, che prevede: la realizzazione di piccoli interventi di riabilitazione/equipaggiamento nelle carceri volti al miglioramento della qualità della vita dei detenuti (condizionamento aria, illuminazione, aerazione, etc.); la realizzazione di attività psico-sociali, socio-educative e ricreative in collaborazione con gli assistenti sociali del MOSA (Ministero Affari Sociali) e con ONG libanesi ed internazionali (es. proiezione di film, workshop di espressione artistica, giornate di sensibilizzazione su tematiche sociali). Anche in questo caso è la prima volta che si porta il cinema nelle carceri.

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