Avatar nuovo modello economico per lo sviluppo commerciale nello spazio esterno

E’ indispensabile uno specifico protocollo di pulizia e di disinfezione, non solo degli avveniristici occhiali attivi e polarizzati utili per la visione 3D di capolavori come Avatar, ma anche della vita politica, giuridica ed economica mondiale. Dunque italiana. I demoni della disinformazione, della menzogna e dell’asservimento alle logiche classiche di feudatari assetati di potere grazie […]

E’ indispensabile uno specifico protocollo di pulizia e di disinfezione, non solo degli avveniristici occhiali attivi e polarizzati utili per la visione 3D di capolavori come Avatar, ma anche della vita politica, giuridica ed economica mondiale. Dunque italiana. I demoni della disinformazione, della menzogna e dell’asservimento alle logiche classiche di feudatari assetati di potere grazie ai fantasmi delle ideologie del passato, possono essere sconfitti. Ma prima bisogna conoscere bene il nemico. E il nemico dell’Uomo è l’egoismo, l’egocentrismo. Il kolossal di James Cameron, con tutti i limiti possibili e immaginabili del paradigma di contraddizioni che sono state già illustrate, consente di affrontare molte problematiche sotto tutti i punti di vista. Cameron, in un certo senso, nel viaggio su Pandora (se su Alpha Centauri ci sono pianeti di tipo terrestre, sappiamo già come saranno chiamati questi mondi) ci ha aperto gli occhi alle nuove frequenze che sintetiche non sono, necessarie per capire il nostro mondo e i pericoli imminenti. Dal cinema ai convegni, dai congressi alle esposizioni, dalle dichiarazioni di principio ai contratti veri e propri, dalle candidature auto-referenziali e magari istituzionali, formali e protocollari di città e regioni agli impianti industriali a zero emissioni di gas serra, dalle foto propagandistiche ai progetti concreti e immediatamente fruibili: non c’è più tempo. E’ necessaria la fondazione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile economico-antropologico grazie soprattutto ai privati la cui libera iniziativa non è più sufficiente senza il giusto quadro giuridico di protezione. Lo abbiamo visto con la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale. Il Diritto spaziale è stato decisivo per l’impresa altrimenti impossibile. E così deve essere per la realizzazione del nuovo Space Shuttle Venture Star. Non abbiamo bisogno di leader carismatici che magari tentati dalla sete di potere corrono il rischio di trasformarsi, volenti o nolenti, in sedicenti dittatori. Abbiamo bisogno di imprese hi-tech sul territorio. Non di chiacchiere auto-referenziali. L’industria spaziale non può fermarsi all’orbita terrestre, alla ricerca pura limitata e soffocata da alcuni politici senza futuro. Lo sviluppo commerciale, culturale e sociale nello spazio esterno, ossia oltre l’orbita Terra-Luna, nel Sistema Solare e oltre, non può più essere rinviato. Titano, il grande satellite di Saturno, ricco di idrocarburi, ci aspetta: è lì fuori. Una miniera di Idrogeno a cielo aperto. Un progetto che non può più essere un sogno fantascientifico di pochi relegato a una sala cinematografica 3D che ci schiaccia sulla poltrona per sempre, ma deve essere sentito, percepito e vissuto come un’urgente necessità per lo sviluppo e la sopravvivenza della razza umana. Per salvare la biosfera Terra, per superare le 100 e più emergenze planetarie e salvaguardare la vita di oltre 6 miliardi di persone. Per far questo, i convegni e le foto di rito non bastano. Bisogna accelerare il passaggio dalla ricerca pura a quella tecnologica in ogni ambito sul territorio, stimolando lo sviluppo di scuole ed imprese di eccellenza che in Italia sono assai poche e comunque stentano (per i lacci politici) a decollare come dovrebbero. Negli Usa e in Oriente l’hanno capito da tempo e sapranno capitalizzare il vantaggio conquistato sui banchi di scuola e d’università per superare la crisi economica molto prima dell’Italia e dell’Europa. Per creare una nuova economia mondiale, magari fondata sull’Idrogeno e sull’elettronica laser-nucleare, che assicuri la pace e la giustizia tra i Popoli, bisogna superare le logiche perverse della globalizzazione ipocrita. Si comincia, in primis, liberandosi una volta per tutte delle armi di distruzione di massa che, come sapere, “si usano” una sola volta! La razza umana è in pericolo e il “volemoci bene” non può funzionare tanto a lungo se non ci si considera pienamente “umani”, ossia desiderosi di migliorare e lavorare insieme per il bene comune. Un’economia fondata sulla persona umana e non più sul profitto di pochi a discapito di milioni e milioni di sfortunati disoccupati (il nostro prossimo), è l’imperativo categorico. Occorre un Protocollo universale, una Norma vincolante per tutte le Istituzioni e le Imprese della Terra che preveda su basi scientifiche, matematiche ed economiche, l’azzeramento della disoccupazione. Un esempio. La tecnologia delle lenti utilizzate negli occhiali 3D, è fondata sull’effetto ottico offerto dalla luce polarizzata. Altre lenti filtrano le differenti frequenze di rosso, verde e blu; o sono dotate di otturatori led a batteria che si aprono e si chiudono secondo la scena di un film come Avatar. Bene, le potenzialità di questa tecnologia sono praticamente infinite per lo sviluppo delle imprese: questi occhiali sono nati dall’intrattenimento, da un’esperienza video-ludica, da un profitto! E che dire dell’altra tecnologia derivata dall’emotion capture utilizzato da James Cameron per immortalare le espressioni reali degli attori Na’vi su Pandora: l’i-Tag? Idem. È ormai evidente che la crisi economica che stiamo vivendo in Italia è molto più di una crisi passeggera dovuta ai classici cicli congiunturali: le lenti polarizzate non bastano. Occorrono nuove idee e progetti. Non aria fritta. È una crisi strutturale la nostra, di sistema, di fiducia reciproca, che mette in discussione il modello occidentale del Capitalismo, prefigurando un tramonto per certi versi analogo se non peggiore al declino storico delle dittature comuniste e socialiste di qualunque sfumatura di colore. Un modello economico, quello occidentale, che rischia di implodere istantaneamente su se stesso, vittima della sua stessa creatura-chimera più famosa: la Globalizzazione che sta azzerando milioni e milioni di posti di lavoro. Ossia di coloro che devono pagare tasse e stipendi per la scuola, la sanità, la giustizia, la sicurezza, l’informazione, la democrazia, la libertà, la scienza e la ricerca nei nostri Stati. Una particolare riflessione sulle conseguenze di una concorrenza squilibrata che avvantaggia paesi come l’India e la Cina con bassi costi di produzione, non è mai stata affrontata seriamente sul territorio in maniera capillare, semplice e utile. E’ grave. Che fare? La crisi economica si traduce anche in una corrispondente crisi di natura esistenziale, etica e morale, che pone una serie di interrogativi sull’uomo contemporaneo. Le deviazioni la fanno da padrone sui media: ci si accontenta di tutto e di più per sfuggire alla realtà. Ma non è assolutamente “normale”. Corriamo il rischio di essere “riciclati” letteralmente nel tritacarne dei processi evolutivi naturali: la Terra ha fatto benissimo a meno della razza umana per miliardi di anni. Chi ci dice che non possa fare altrettanto in un prossimo imminente futuro? Per dominare questi eventi c’è una sola via d’uscita: la fraternità solidale universale nel lavoro cooperativo. Gli Egiziani costruirono le Piramidi, grazie al loro progetto faraonico che coinvolse decine di migliaia di persone per anni. Così i Maya. I Cinesi la Grande Muraglia. Nel XX Secolo abbiamo appena cominciato a muovere i primi passi nello spazio. Poi, all’inizio del XXI Secolo, per la prima volta in assoluto, abbiamo assemblato in orbita la Stazione Spaziale Internazionale, il nucleo di un’avveniristica astronave che come la Venture Star di Avatar, prima o poi, dovrà staccarsi dal cordone ombelicale della Terra, verso nuovi mondi, nuove imprese, nuovi sogni, nuove economie, nuove società e civiltà. E saremo come Angeli, volenti o nolenti. Altrimenti qui sulla Terra sarà la fine.

Nicola Facciolini

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