LAVORO: SCENDE L’OCCUPAZIONE. ACLI, PUNTARE SU FORMAZIONE E NUOVA POLITICA INDUSTRIALE

 Una nuova politica economica e del lavoro per rilanciare il Paese e contrastare la disoccupazione. Tornano a chiederla le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani in un documento approvato dalla direzione nazionale che sostiene la campagna di raccolta firme “Verso uno Statuto dei lavori“, per una riforma del mercato del lavoro e delle politiche connesse di […]

 Una nuova politica economica e del lavoro per rilanciare il Paese e contrastare la disoccupazione. Tornano a chiederla le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani in un documento approvato dalla direzione nazionale che sostiene la campagna di raccolta firme “Verso uno Statuto dei lavori“, per una riforma del mercato del lavoro e delle politiche connesse di welfare.

Nel giorno in cui l’Istat registra un nuovo calo dell’occupazione nelle grandi imprese – meno 3,7% al netto della cassa integrazione, il dato peggiore dal 2001 – le Acli chiedono al governo di individuare ed attuare una nuova strategia di politica industriale «che tenga presente la vocazione manifatturiera italiana, investa in quei settori in cui l’Italia è ancora all’avanguardia e sulle reti di piccole e medie imprese del made in Italy». Una politica industriale – insistono le Acli – «che valorizzi le diversità strutturali e vocazionali delle ‘economie’ del Paese e dedichi un’attenzione specifica alla sostenibilità ambientale, sviluppando le diverse filiere produttive presenti sul territorio, investendo in particolare nei settori di maggiore potenzialità (energie rinnovabili, turismo, agro-alimentare di qualità, servizi alla persona), anche grazie a una leva fiscale differenziata per i settori strategici».

Un sistema nazionale di certificazione delle competenze

La causa della democrazia – affermano le Acli – è connessa alla causa del lavoro. Per questo «la prima questione che il governo deve affrontare è quella del non lavoro». Il tasso di occupazione italiano è tra i più bassi nell’Europa a 27 e molto lontano dagli obiettivi di Lisbona. Le Acli chiedono di investire in politiche formative in grado di aggiornare e migliorare le competenze professionali adeguandole alle esigenze del mercato. Per dare maggiori opportunità formative a tutti i lavoratori «è indispensabile riconoscere il diritto individuale alla formazione introducendo la detraibilità fiscale dei costi sostenuti da ogni lavoratore per il proprio miglioramento professionale». Ma è necessario anche introdurre, coerentemente con il recente accordo tra governo regioni e parti sociali “Linee guida per la formazione nel 2010”, «un sistema nazionale di certificazione delle competenze allo scopo di garantire la portabilità e il riconoscimento di ogni apprendimento acquisito in qualsiasi contesto».

Estendere l’indennità di disoccupazione a tutti i lavoratori

Sul piano della tutela dei diritti di chi perde il lavoro, le Acli sostengono l’urgenza di una riforma degli ammortizzatori sociali che punti a «superare il dualismo del mercato del lavoro, che oggi sfavorisce i lavoratori cosiddetti atipici e quelli delle piccole e piccolissime imprese». Di qui la richiesta di estendere la Cassa integrazione «a tutti i settori produttivi e a tutte le tipologie contrattuali in caso di ristrutturazione e crisi aziendale», e estendere altresì l’indennità di disoccupazione «a tutti i lavoratori, atipici compresi, che abbiano maturato 12 mesi di lavoro, introducendo l’obbligo di partecipazione attiva a percorsi di inserimento o reinserimento lavorativo».

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