I novantenni del “giovanissimo” Verzè

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e’ arrivato intorno alle 11 di ieri,  a bordo di un elicottero, al San Raffaele di Milano, per festeggiare i 90 anni di don Luigi Maria Verze’. Il compleanno del fondatore e presidente del ‘San Raffaele’ è stato un vero e proprio evento, cui hanno  partecipano numerose personalita’ politiche, […]

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e’ arrivato intorno alle 11 di ieri,  a bordo di un elicottero, al San Raffaele di Milano, per festeggiare i 90 anni di don Luigi Maria Verze’. Il compleanno del fondatore e presidente del ‘San Raffaele’ è stato un vero e proprio evento, cui hanno  partecipano numerose personalita’ politiche, militari e religiose. Al ‘Ciborio del Dibit 2’, dove si tenuta la solenne cerimonia, i ministri Maroni, Gelmini e Fazio; il sindaco di Milano, Letizia Moratti e la ‘first lady’ dell’Azerbaijan, Mehriban Aliyeva. Durante la cerimonia, poi, Berlusconi ha raccontato che “don Verzè mi confessa e mi dà l’assoluzione senza che io dica niente perchè mi conosce e conosce i miei peccati. Ma la verità che don Verzè mi ha insegnato è che il vero peccato è fare del male agli altri, se si fa del bene agli altri si è lontanissimi dal peccato”. Don Luigi Verze’, intervenuto durante le celebrazioni, ha presentato i suoi progetti e parlato di un sogno. “costruire un San Raffaele per le malattie genetiche sul Monte Oliveto a Gerusalemme”. Don Verze’ ha parlato anche del progetto di aprire una struttura pediatrica a Kabul e di allungare la vita dell’uomo fino a una media di 120 anni. “Io sono ancora bambino perche’ ho il capriccio di guarire tutti – ha commentato – gli scienziati stanno lavorando perche’ l’uomo possa vivere fino a 120 anni, sano di corpo e di spirito”. Il fondatore dell’ospedale ha poi ricordato l’inaugurazione avvenuta lo stesso giorno degli uffici nella cupola del San Raffaele. “Perche’ mi devo abituare a lavorare anche dal cielo”, ha concluso; ma prima di farlo, non ha mancato di elogiare Berlusconi, che ha definito un “personaggio storico nato nella fede cristiana”. Le vicende di Verzé incontrano presto quelle di Silvio Berlusconi, all’epoca imprenditore e proprietario di Edilnord, dato che il sacerdote aveva acquistato un terreno di 46 mila metri quadri – con l’idea di costruire quello che sarebbe poi diventato il “San Raffaele” – vicino all’area che sarebbe poi diventata “Milano 2”, il complesso residenziale realizzato poi dal Cavaliere. Mentre si festeggiava l’inesauribile Verzè, Emilio Fede, direttore del Tg4, era ricovertato per un malore nello stesso nosocomio, nella medesima stanza (mi pare ovvio) che ospitò Silvio Berlusconi durante la degenza in seguito al ferimento per il lancio di una statuetta dopo un comizio in piazza del Duomo. Le agenzie ci hanno comunicato che Fede si è già ripreso. Merito delle eccellenze del S. Raffaele o della visita di Berlusconi che, essendo nei paraggi, è salito a trovarlo? Il problema allora era che gli aerei da e per Linate transitavano sopra quell’area “così, nel 1971 inoltrarono, assieme, una petizione al Ministro dei Trasporti al fine di salvaguardare la tranquillità degli abitanti di Milano 2 e i ricoverati del san Raffaele”. Questo però creò problemi di rumore ai comuni limitrofi; “la questione delle rotte si trascinerà per qualche anno, tra direttive serrate, proteste, irregolarità e comitati antirumore […] la direttiva Civilavia del 30 agosto 1973, a seguito dell’incontro di marzo [il 13 marzo 1973 si incontrano comitati dei cittadini e funzionari del ministero dove però le carte topografiche di riferimento risultano pesantemente manomesse: Pioltello e Segrate rispecchiano la cartografia del 1848 mentre Milano 2, terminata al 25%, risulta completata], scontenta tutti, eccetto, naturalmente, Edilnord e San Raffaele. Dopo la messa in circolo di falsi studi scientifici sulla questione (formalmente del Politecnico di Milano ma in realtà commissionato dalla Edilnord ad alcuni docenti dell’ateneo) e la condanna del direttore generale di Civilavia, vengono rivolte una serie di accuse a personaggi coinvolti nell’affare fra cui Luigi Verzé. Nel marzo del 1977 Verzé è riconosciuto colpevole di “istigazione alla corruzione”, ma, tra archiviazioni, rinvii a giudizio e prescrizioni, non si è arrivati, per nessuno, a sentenze definitiva. Nel 2000 Verzé fu al centro della vicenda della succursale romana dell’Ospedale San Raffaele, un’operazione colossale che, grazie ad un’abile campagna mediatica, sembrò un complotto ai danni del sacerdote. Verzé sostenne infatti che, a causa di pressioni del mondo politico e degli ambienti finanziari di Roma, fu «costretto» a vendere l’ospedale “a un prezzo irrisorio” all’imprenditore romano Antonio Angelucci, il quale, soltanto pochi mesi più tardi lo rivendette allo Stato, suscitando scandalo sui media e numerose interrogazioni parlamentari. Infine una serie di collusioni fra Luigi Verzé e un rappresentante del SISMI, Pio Pompa, sono state riscontrate all’interno di un’indagine giudiziaria a carico di quest’ultimo e Nicolò Pollari. Dalle carte risulta che Pompa teneva costantemente al corrente Verzé di quanto accadeva in ambito politico ed istituzionale, affinché Verzé stesso potesse sfruttare le suddette informazioni in modo da ottenere particolari vantaggi per le sue attività imprenditoriali. All’ingresso dell’Ospedale S. Raffaele di Milano c’è un megalite di marmo rosso di Verona: raffigura la scena dell’angelo Raffaele che indica a Tobia come curare il padre che sta diventando cieco. E’ opera del Maestro Manfrini. Davanti al Dibit c’è la rappresentazione di un Sigillo alta dieci metri: è lo Jesus Deus Patient, il Dio che patisce, l’icona del medico-sacerdote. Nervosa e imponente, sul piazzale si staglia anche una scultura di Salvatore Fiume: è Tobia con il pesce, nelle viscere del quale caverà la medicina che salverà il padre. Il logo dell’università è l’uomo leonardesco con la citazione del Salmo 8: “Quid est homo?” (Cosa è l’uomo?). Bella domanda davvero che dovremmo farci scogliere da un uomo particolare come Don Luigi.

Carlo Di Stanislao

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