Camice rosso sangue a Balgkok

Da cinque giorni i manifestanti anti-governativi dell’ United Front for Democracy against Dictatorship (UDD), note anche come “camice rosse”, presidiano le strade di Bangkok, con l’obiettivo di rovesciare il governo in carica.  Ieri, un immenso corteo di sostenitori dell’ex premier Thaksin Shinawatra, ha raggiunto il quartier generale dell’esercito dove il premier thailandese Abhisit Vejjajiva, e’ […]

Da cinque giorni i manifestanti anti-governativi dell’ United Front for Democracy against Dictatorship (UDD), note anche come “camice rosse”, presidiano le strade di Bangkok, con l’obiettivo di rovesciare il governo in carica.  Ieri, un immenso corteo di sostenitori dell’ex premier Thaksin Shinawatra, ha raggiunto il quartier generale dell’esercito dove il premier thailandese Abhisit Vejjajiva, e’ stato trasferito per motivi di sicurezza, nella parte nord della Capitale, dopo aver respinto, in un intervento alla televisione nazionale, l’ultimatum dei dimostranti, che chiedevano la sua rinuncia e la convocazione di nuove elezioni entro le 12 di oggi. Le camicie rosse, in prevalenza provenienti dalla campagne, sostengono che l’esercito, le élite cittadine e i monarchici, che, quando manifestano,  indossano camicie gialle e appoggiano Abhisit, li abbiano privati del diritto di voto. L’esercito thailandese ha reso noto che due soldati sono stati feriti durante un attacco ad una caserma militare. Per l’attentato sono state utilizzate alcune granate lanciate contro i soldati.
L’esercito afferma che alcuni sconosciuti sono arrivati a bordo di un pick-up, sparando quattro colpi di granata M79 contro la caserma primo reggimento di fanteria. Due soldati sono rimasti feriti e immediatamente trasportati all’ospedale più vicino. Precedentemente la manifestazione anti governativa si  era svolta pacificamente,  con canti e balli lungo le principali strade della capitale. Stamane, si apprende da AsiaNews, i manifestanti hanno avviato una raccolta di sangue, che verrà versato all’ingresso del palazzo di governo. Veera Musikapong, leader delle “camicie rosse”, ha donato per primo il sangue. Egli parla di “sacrificio” a dimostrazione dell’amore per il Paese e della “sincerità” dei propositi che guidano i manifestanti. L’obiettivo è raccogliere almeno 1000 litri di sangue, proveniente da 100mila donatori, che verrà versato agli ingressi della Government House a Bangkok – sede dell’esecutivo – presidiata da agenti di polizia in assetto anti-sommossa. L’iniziativa desta preoccupazione per il timore di epidemie e contagi. La nuova forma di protesta ha destato più di un allarme fra le autorità sanitarie, tra cui la Croce rossa nazionale.
Lo stesso Thaksin si dice “preoccupato” per la raccolta di sangue in piazza, che potrebbe causare infezioni e contagi di massa. Un timore condiviso anche dal Ministro della sanità, che non vuole entrare nel merito della lotta politica. Intanto leader cattolici buddisti e thai,  invocano la concordia nazionale, nel timore che le proteste possano degenerare in scontri di piazza come avvenuto nell’aprile dello scorso anno. Mons. John Bosco Panya Krischaroen, segretario generale della Conferenza dei vescovi thai, ha inviato un messaggio alle chiese e ai seminari, invitando i cattolici a pregare per la pace. Il Paese è diviso, sottolinea il prelato, e molti sono “spaventati” per la piega che potranno assumere le manifestazioni. Per questo i vescovi chiedono ai cattolici thai di rivolgere “preghiere speciali a Dio e alla Madonna perché diano la pace alla Thailandia”. La Thailandia è nota anche come Siam, che è stato il nome ufficiale della nazione fino al 24 giugno 1939. Durante il regno di Rama VII nel 1932, un colpo di Stato pose fine alla monarchia assoluta e diede inizio ad una monarchia costituzionale. Da questo momento, il Siam cambiò il nome in Thailandia, che vuol dire “Terra degli uomini liberi”, ma iniziò una fase di instabilità politica, mitigata però da una fortissima stabilità dinastica. Nel febbraio 2005, con la vittoria del partito di Thaksin Shinawatra, viene assicurato un periodo di stabilità politica che termina nel settembre 2006 con un colpo di stato dei militari. La presa del potere da parte dei militari avviene senza vittime e con l’assenso del Re e del popolo. Il primo ministro Thaksin vive esiliato a Singapore.
Nel dicembre 2007 sono indette democratiche elezioni, in cui vinse il partito dell’attuale Primo Ministro Somchai Wongsawat. Le elezioni sono durante tutto l’anno successivo sospettate di brogli, tant’è che nel novembre dell’anno successivo gli oppositori al Governo occupano gli aeroporti per protesta, causando molti disagi anche a cittadini stranieri. A seguito di ciò, dopo più accurate indagini, il 2 dicembre 2008 la Corte Costituzionale appura i brogli e scioglie il partito di maggioranza, bandendo anche Somchai Wongsawat per cinque anni dalla vita politica.

Carlo Di Stanislao

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