Città Santa ad alta tensione

A Gerulasemme, decine di palestinesi si sono scontrati ieri con le forze di sicurezza israeliane,  dopo che il gruppo integralista Hamas ha proclamato una “giornata della rabbia”, per protestare contro l’apertura di una sinagoga nella parte orientale della Città Santa. La polizia ha usato gas lacrimogeni, proiettili di gomma e granate stordenti per riportare l’ordine […]

A Gerulasemme, decine di palestinesi si sono scontrati ieri con le forze di sicurezza israeliane,  dopo che il gruppo integralista Hamas ha proclamato una “giornata della rabbia”, per protestare contro l’apertura di una sinagoga nella parte orientale della Città Santa. La polizia ha usato gas lacrimogeni, proiettili di gomma e granate stordenti per riportare l’ordine e, secondo il sito web del Jerusalem Post, sono stati arrestati una sessantina di persone. Feriti in modo lieve una quarantina di palestinesi e 14 agenti. Anche se dal pomeriggio è tornata la calma, la tensione resta alta anche sul fronte diplomatico: l’inviato americano in Medio Oriente George Mitchell, che era atteso ieri sera in Israele per un incontro con il presidente israeliano Shimon Peres, ha rinviato la sua visita. Nel tentativo di placare i timori islamici, il rabbino capo  Yona Metzger aveva negato ieri,  l’esistenza di progetti concreti di edificare una sinagoga nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme. Ma le sue parole, a quanto pare, non hanno convinto la popolazione palestinese che è preoccupata anche da altre iniziative israeliane. Fra queste l’inclusione di due luoghi di preghiera – la Tomba dei Patriarchi di Hebron e la Tomba di Rachele di Betlemme – nei siti del patrimonio culturale e religioso ebraico da preservare. In entrambi i casi per i musulmani si tratta di moschee a tutti gli effetti. Sempre da ieri sono chiusi i valichi di transito tra Gerusalemme-Cisgiordania, mentre si registra l’ennesima fase di stallo dei tentativi di rilancio dei negoziati israelo-palestinesi. L’11 scorso il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden,  in un lungo discorso alla Università di Tel Aviv, aveva avvertito “che Israele sta minando alla base il clima di fiducia con i palestinesi, mentre gli Stati Uniti ritengono sempre necessario rilanciare al più presto negoziati fra Israele e Anp”. La mossa del governo israeliano, condannata dagli Stati Uniti, ha destato forte collera a Ramallah. Il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat ha affermato che l’Anp si attende che i progetti di Ramat Shlomo siano annullati. In caso contrario, ha avvertito, il presidente Abu Mazen non potrebbe autorizzare la ripresa dei negoziati. Da parte sua la stampa israeliana precisa che il governo sta progettando l’estensione di numerosi rioni ebraici a Gerusalemme est: i nuovi alloggi in fase di progettazione sono fra 20 mila e 50 mila. Il 13 scorso il premier israeliano Benyamin Netanyahu, aveva ritrattato e detto che Istraele era pronta a tornare sui suoi passi, ma evidentemente per i palestinesi non è così. Capitale di Israele, unica città al mondo che possieda 70 nomi, Gerusalemme è il luogo che nelle antiche mappe appare disegnato al centro del mondo. Unica città santa per due delle tre principali religioni monoteistiche (Ebraismo e Cristianesimo) e terza città santa in ordine d’importanza, dopo la Mecca e Medina, per l’Islam è considerata, già in epoca antica, cuore religioso e culturale della nazione ebraica e, sin dal sorgere del movimento sionista, quale capitale dello Stato di Israele,  proclamata nel 1950 e designata come tale, completa e indivisa, nella legislazione israeliana il 30 luglio1980. I Palestinesi, di contro, rivendicano Gerusalemme Est come loro Capitale. In questo modo, lo status internazionale di Gerusalemme rappresenta un problema nodale complesso e di difficile risoluzione nel quadro dei conflitti arabo-israeliani. Svariati tentativi sono stati fatti negli ultimi decenni per definirne lo status giuridico internazionale, tramite risoluzioni ONU e negoziazioni fra le parti, nessuno dei quali ha portato finora ad alcun esito definitivo. Dal 1948 al 1967 sono esistite due diverse amministrazioni per la città, una israeliana e una giordana (Amanat al-Quds o Gerusalemme Est).La città, divisa in seguito alla guerra arabo-israeliana del 1948, è stata riunificata nel 1967, dopo la guerra dei sei giorni e l’azione dei paracadutisti israeliani in Città Vecchia. Il camminamento delle mura conserva alcune indicazioni delle postazioni giordane durante il conflitto. La parte Est della città include la Città Vecchia di Gerusalemme e alcuni dei luoghi considerati santi dalle religioni ebraica, cristiana e islamica, quali ad esempio il Monte del Tempio, il Muro occidentale, la Moschea al-Aqsa, la Chiesa del Santo Sepolcro. palestinesi rivendicano Gerusalemme (al-Quds) come capitale di un futuro Stato palestinese. Nella Dichiarazione di Indipendenza della Palestina, proclamata dall’OLP nel 1988, si stabilisce che Gerusalemme deve essere la capitale dello Stato di Palestina. Nel 2000 l’ANP ha promulgato una legge che designa Gerusalemme Est come tale, e nel 2002 questa legge è stata ratificata dal presidente Arafat. Il congresso statunitense, nel 1995, tentò di imporre all’amministrazione un riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, cosa non ancora avvenuta.

Carlo Di Stanislao

 

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