Elisa reclama un colpevole

Per 17 anni i poveri resti di Elisa Claps, la cui tomba segreta è stato un sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, in via Pretoria, la strada dei bar e dei ristoranti di Potenza, è rimasto intrappolato in una fitta ragnatela di depistaggi ed indagini incomplete ed ora che è stato scoperto e riconosciuto dai […]

Per 17 anni i poveri resti di Elisa Claps, la cui tomba segreta è stato un sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, in via Pretoria, la strada dei bar e dei ristoranti di Potenza, è rimasto intrappolato in una fitta ragnatela di depistaggi ed indagini incomplete ed ora che è stato scoperto e riconosciuto dai familiari (dagli occhiali, la catenina e i brandelli di vestiti trovati accanto al cadavere), reclama di trovare un colpevole. Il corpo pressochè mummificato di Elisa è stato rinvenuto accidentalmente da alcuni operai che stavano effettuando dei lavori nella chiesa. Bisogna risalire a 17 anni fa per comprendere come sia stato possibile comportarsi con tanta superficialità, affondando le mani nella matassa di bugie e contraddizioni che per molto, troppo tempo, ha avvolto il caso Claps. Uscita di casa la mattina del 12 settembre del 1993,  per recarsi alla messa, di lei si perse ogni traccia. Secondo le testimonianze, la giovane sedicenne aveva detto ad una amica di dover incontrare una persona nella chiesa della Santissima Trinità, in via Pretoria,  nel centro storico di Potenza. Fu scoperto in seguito che la persona incontrata da Elisa era Danilo Restivo, l’ultimo ad aver visto la ragazza. Lo stesso  viene sospettato dagli inquirenti per l’incapacità di ricostruire i suoi spostamenti dopo l’incontro, ma mai arrestato. L’inchiesta fu condotta dalla procura di Salerno perchè il pm potentino che si occupava del caso, Felicia Genovese, era stato accusato da un pentito di avere fatto di tutto per “coprire” le di, Danilo Restivo, poiché, sempre secondo il collaboratore di giustizia, il padre di Danilo,  personaggio influente nel capoluogo lucano, aveva pagato il marito del pm, Michele Cannizzaro,  re della sanità lucana, affinché si desse da fare per fare sparire il corpo. L’indagine fu archiviata, le dichiarazioni del pentito si rivelarono una bufala. Ma nel frattempo gli atti erano finiti a Salerno e lì sono rimasti come prevede la legge. All’epoca la polizia non pensò neanche di fermare Restivo e interrogarlo subito dopo la denuncia di scomparsa fatta dai familiari di Elisa. Lasciò che Danilo andasse a Napoli per partecipare a un concorso e lo convocò il giorno dopo. Gli investigatori, poi, dettero credito a una serie di testimonianze improbabili, come quella che voleva la ragazza viva e vegeta in Brasile. Restivo fu condannato, con sentenza emessa nel 1998 dalla Corte d’Appello,  per dichiarazioni false davanti  al pm a otto mesi, indagato anche per omicidio, occultamento di cadavere e violenza sessuale, ma,  in mancanza del corpo, non potè procedere. Del caso si è più volte occupata la trasmissione Rai “Chi l’ha visto?” e dal fratello di Elisa e da tutta la famiglia, è nata l’idea della prima associazione dei familiari delle persone scomparse: Penelope che ha sede centrale presso la Cestrim. Nel febbraio del 2007 si è tornati a parlare del caso Claps e di Restivo, quando la madre della ragazza, Filomena, e i fratelli, Gildo e Luciano,  vennero ascoltati dal detective della Polizia Criminale del Dorset, Phil James, nell’ambito di un’inchiesta che riguarda la tragica uccisione di una donna inglese. Il 12 novembre 2002, a Bernemouth, viene rinvenuto , nel bagno, dai figli di ritorno da scuola il corpo senza vita di Heather Barnett, 48 anni, uccisa con violente martellate sul capo e sottoposta, post-mortem ad asportazione dei seni. Davanti alla casa di Heather Barnett abita proprio Danilo Restivo, colui che per ultimo aveva visto Elisa Claps. L’uomo, allontanatosi dalla sua città d’origine, si era trasferito a Bournemouth, un paese nel sud dell’Inghilterra, e conviveva, all’epoca dell’uccisione della Signora Barnett, con una donna di vent’anni più grande. Alcuni indizi fecero cadere i sospetti su Danilo Restivo: l’uomo si è recato a casa di Heather Barnett , che svolgeva la professione di sarta, per chiederle di confezionargli una tenda; la donna, prima di essere uccisa, aveva riferito ad un’amica che pensava che le fossero state rubate le chiavi di casa da un vicino italiano; alcune ragazze di Potenza riferirono che, all’epoca in cui l’uomo viveva nella sua città d’origine,  avevano visto Restivo tagliare ciocche di capelli sull’autobus così come aveva l’abitudine di fare successivamente in Inghilterra. Il dettaglio è un indizio importante, tenuto conto di una ciocca rinvenuta nella mano del corpo senza vita della Barnett. Le indagini della polizia del Dorset sono sempre aperte e non hanno ancora portato ad un’incriminazione. La polizia inglese ha fatto dei sopralluoghi anche in Basilicata, l’ultimo nello scorso mese di luglio, a conferma del legame che viene attribuito al caso di Elisa Claps. Nonostante tutta questa attività, anche l’inchiesta inglese finora non ha portato a degli esiti. Dopo il ritrovamento dei resti della Claps (ma serve ancora la prova principe del DNA), Restivo, tramite i suoi difensori, Stefania e Mario Marinelli, ha dichiarato ancora una volta la sua estraneità nei due delitti, affermando di sperare che l’attività investigativa svolta dopo il ritrovamento del cadavere possa scagionarlo definitivamente. Restivo oggi vive in Inghilterra.

Carlo Di Stanislao

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